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Fico bianco del cilento DOP D.O.P. registrata con Reg. (CE) 417/2006 del 10 marzo 2006, disciplinare pubblicato su G.U.R.I. n. 199 del 26/08/2002 Il fico bianco del Cilento DOP è ottenuto da frutteti della cultivar Dottato. La zona di produzione ricade nel territorio del Cilento ed in parte coincide con l’area del parco nazionale del Cilento e vallo di Diano e quindi comprende molti comuni della provincia di Salerno. Le forme di allevamento sono quelle a vaso libero, in uso tradizionale nella zona, e quelle recentemente proposte dalla ricerca che richiamano il vaso cespugliato e la siepe. La densità di piante è compresa tra le 350 e 750 per ettaro, nei nuovi impianti la densità non supera le 500 piante per ettaro. La produzione unitaria massima consentita è di 19 tonnellate per ettaro. Il processo di essiccazione dei frutti riguarda esclusivamente i frutti interi, con e senza buccia, e deve avvenire con esposizione diretta al sole e/o con la bagnatura dei frutti in soluzione di acqua calda e sale al 2 %. La pezzatura ovvero il numero di fichi essiccati con buccia non può essere superiore a 70 frutti per kg, (fichi mondi 85 per kg); E' confezionato in forme (cilindriche, a corona, sferiche, a sacchetto) con pesi tra i 125 ed i 1.000 g. o alla rinfusa, in cesti di origine vegetale, con pesi da 1 a 20 kg. I fichi essiccati possono essere aperti ed accoppiati uno sull'altro dalla parte della polpa, in confezioni da 125 a 1000 gr; possono presentarsi, inoltre, infilati con spiedini di legno e farciti con diversi ingredienti: mandorle, noci, nocciole, semi di finocchietto, bucce di agrumi ed abbellite con foglie di alloro.

Colatura di Alici di Cetara DOP La Colatura di Alici di Cetara Dop è un liquido ambrato ottenuto dal processo di maturazione delle alici (Engraulis encrasicolus L.) sotto sale ed ha un preciso riferimento ad un luogo, Cetara, un piccolo comune della Costiera Amalfitana. Le alici, pescate esclusivamente nel mare antistante la provincia di Salerno, vengono eviscerate a mano e sistemate in un apposito contenitore in legno (terzigno o botte). Completati gli strati, il contenitore viene coperto con un disco in legno (detto tompagno), sul quale si collocano dei pesi. Al termine della maturazione delle alici (minimo 9 mesi), tutto è pronto per la 'spillatura'. Un apposito foro praticato sul fondo del contenitore, con un attrezzo detto 'vriale', permetta al liquido di 'colare' goccia a goccia. Alla maturazione può seguire la fase di affinamento, che può durare anni. Il risultato finale della maturazione/affinamento è un liquido limpido di colore ambrato carico, dal sapore deciso e corposo, una eccezionale riserva di sapidità, pronto per condire primi piatti, pesce e verdure.

La denominazione di origine protetta “Cipollotto Nocerino” designa i bulbi appartenenti alla specie Allium Cepa L., pianta erbacea con ciclo vegetativo biennale. Le sementi sono prodotte dalla varietà ‘Nocera’ iscritta nel registro CE delle ortive. Il prodotto ammesso a tutela, all'atto dell'immissione al consumo allo stato fresco, deve avere le seguenti caratteristiche: 1) bulbo: Forma: cilindrica con leggero ingrossamento alla base; Colore: tuniche interne ed esterne interamente bianche; Calibro del bulbo: tra cm. 2-5. Il calibro è determinato dal diametro massimo della sezione normale dell’asse del bulbo. 2) foglia: Colore: verde glauco intenso con presenza di glaucescenza, Forma: lineare, fistolosa, cilindrica, terminante a punta. All’atto dell’immissione al consumo la foglia può essere anche recisa. La coltivazione del Cipollotto viene effettuata in pieno campo. Essendo una coltura altamente specialistica viene praticata senza consociazioni. La coltivazione del Cipollotto Nocerino interessa il territorio amministrativo di dodici comuni della Provincia di Salerno: Angri, Scafati, S. Marzano sul Sarno, San Valentino Torio, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, S. Egidio del Monte Albino, Castel San Giorgio, Roccapiemonte, Siano e Sarno. Ai su indicati Comuni della Provincia di Salerno si aggiungono i seguenti di quella di Napoli: Boscoreale, Castellammare di Stabia, Gragnano, Santa Maria la Carità, Pompei, Poggiomarino, Striano, Sant’Antonio Abate e Terzigno.

D.O.P. registrata con Reg. (CE) n. 1263 del 01/07/1996 pubblicato su G.U.C.E. n. 163 serie L del 02/07/1996 e con Reg. (CE) n. 1204 del 04/07/2003 pubblicato su G.U.C.E. n. 168 serie L del 05/07/2003 Il Caciocavallo silano D.O.P. è un formaggio semiduro a pasta filata prodotto nei terrori delimitati delle regioni Calabria, Campania, Molise, Puglia e Basilicata utilizzando esclusivamente latte di vacca intero proveniente da non più di quattro munte consecutive dei due giorni precedenti. La durata minima del periodo di stagionatura è di 30 giorni, ma può protrarsi più a lungo. Al consumo il prodotto è di forma ovale o tronco-conica, con o senza testina, con presenza di insenature dipendenti dalla posizione dei legacci. Il sapore aromatico, piacevole, delicato e tendenzialmente dolce per i formaggi giovani tende a divenire piccante a maturazione avanzata. Ogni forma ha un peso compreso tra 1 kg e 2,5 kg e reca impresso termicamente il contrassegno identificativo del caciocavallo silano.

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