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CASTEL SAN LORENZO DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.C.M. 06.11.1991, G.U. 224 del 23.09.1992

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Castel San Lorenzo D.O.C.

La Denominazione di Origine Controllata «Castel San Lorenzo» è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Bianco
  2. Rosso
  3. Rosato
  4. Barbera
  5. Moscato
  6. Moscato Spumante
  7. Moscato Passito
  8. Moscato Lambiccato
  9. Aglianicone

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Castel San Lorenzo

 

  • Castel San Lorenzo Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • >< 50-60% Vitigno Trebbiano Toscano
  • >< 30-40% Vitigno Malvasia Bianca
  • =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore paglierino più o meno intenso, odore vinoso, caratteristico e sapore asciutto, acidulo, fruttato, leggermente amarognolo, armonico.

  • Castel San Lorenzo Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • >< 60-80% Vitigno Barbera
  • >< 20-30% Vitigno Sangiovese
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rubino più o meno intenso, odore vinoso, caratteristico, a volte fruttato e sapore secco, leggermente acidulo, giustamente tannico, armonico.

  • Castel San Lorenzo Rosato (Vino Rosato)
  • Versioni: Secco
  • >< 60-80% Vitigno Barbera
  • >< 20-30% Vitigno Sangiovese
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dal colore rosa più o meno intenso, odore vinoso, tenue, con fragranza caratteristica e sapore asciutto, con tendenza al morbido, delicato, leggermente acidulo, vellutato, armonico.

  • Castel San Lorenzo Barbera (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Barbera
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rubino più o meno intenso tendente al granato se invecchiato, odore vinoso, caratteristico, gradevole, intenso e sapore asciutto, giustamente tannico ed acidulo da giovane, caldo, sapido, etereo, armonico e vellutato se invecchiato.

  • Castel San Lorenzo Moscato (Vino Bianco Moscato)
  • Versioni: Dolce
  • => 85% Vitigno Moscato Bianco
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Moscato dal colore paglierino più o meno intenso, odore caratteristico delicato e sapore dolce, vellutato, armonico.

  • Castel San Lorenzo Moscato Spumante (Vino Bianco Moscato Spumante)
  • Versioni: Spumante Doux
  • => 85% Vitigno Moscato Bianco
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Moscato Spumante dalla spuma fine e persistente, colore paglierino con leggeri riflessi verdognoli, odore caratteristico e sapore dolce, intenso, vellutato, armonico.

  • Castel San Lorenzo Moscato Passito (Vino Bianco Moscato Passito)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
  • => 85% Vitigno Moscato Bianco
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 16% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Moscato Passito dal colore giallo dorato tendente all’ambrato con l’invecchiamento, odore caratteristico, intenso, complesso, fine e sapore dal secco al dolce, caldo, morbido.

  • Castel San Lorenzo Aglianicone (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Aglianicone
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Salerno
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rubino più o meno intenso tendente al granato se invecchiato, odore intenso e persistente con sentori di frutta a bacca rossa e sapore intenso, asciutto, corposo, armonico, equilibrato.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Castel San Lorenzo

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Castel San Lorenzo ricade nel territorio in prossimità del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

La zona nel suo complesso è costituita da una serie di apriche e amene colline, a volte scoscese e precipiti, a volte gradonate, più spesso piatte, tutte digradanti verso valle con altitudini medie comprese fra i 150 e 400 metri sul livello del mare.

La Zona di Produzione del Vino DOC Castel San Lorenzo è localizzata in:

  • provincia di Salerno e comprende il territorio dei comuni di Castel San Lorenzo, Bellosguardo, Felitto e, in parte, il territorio dei comuni di Aquara, Castelcivita, Roccadaspide, Magliano Vetere e Ottati.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Castel San Lorenzo

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOC Castel San Lorenzo prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Castel San Lorenzo non dovrà essere superiore al 70% e al 50% per la tipologia di Vino Moscato Passito.
  • i Vini DOC Castel San Lorenzo ottenute da uve Barbera e da uve Aglianicone, sottoposti ad invecchiamento minimo di 24 mesi di cui almeno sei mesi in botti di legno possono riportare in etichetta la qualificazione Riserva.
  • Il vino Moscato ottenuto mediante macerazione a temperatura controllata, può portare in etichetta la qualificazione Lambiccato.
  • Il vino DOC Castel San Lorenzo Moscato Passito deve essere ottenuto da uve sottoposte ad appassimento naturale.

4. Produttori di Vino DOC Castel San Lorenzo

Con l’utilizzo della DOC Castel San Lorenzo i Produttori Vinicoli Campani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Castel San Lorenzo

Carni ovine marinate, aromatizzate e cotte al forno, coniglio all'ischitana, polpettone di manzo alla napoletan e, a fine pasto, il Moscato in abbinamento a babà, pastiera e sfogliatelle.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Castel San Lorenzo

Il territorio vocato alla produzione del Vino DOC Castel San Lorenzo abbraccia una serie di comuni i cui abitanti hanno una secolare vocazione: la coltivazione della vite. Una vocazione che va sempre più valorizzata, così come vanno esaltate ed apprezzate la laboriosità, la cultura le tradizioni storiche e rurali di una popolazione che ha saputo plasmare la propria vita cogliendo le opportunità che le vicende storiche hanno offerto nel corso degli anni.

Il prof. G. Murolo, appassionato ricercatore nel settore della viticoltura, riteneva che, secondo quanto tramandato da Aristotele e confermato da Strabone, i primi colonizzatori di queste terre, nelle zone pedemontane degli Alburni come in tutto l'arco del golfo di Poseidonia, siano stati gruppi etnici di origine tessala, gli Aminei, da cui avrebbero preso il nome di "Aminee" certe viti aventi particolari caratteristiche di acclimatazione e di ambientazione.

Gli storici fanno risalire al XVIII° secolo la diffusione razionale della vite sulle colline della Valle del Calore. In particolare si ha notizia di alcuni vigneti sorti nell'antico fondo dei Principi Carafa della Bilancia, costituito nel comune di Castel S. Lorenzo per donazione di Federico D'Aragona. Altri vigneti sarebbero sorti nei comuni viciniori di Felitto, Aquara, Roccadaspide, Bellosguardo e S. Angelo a Fasanella nel volgere di pochi anni.

Il vitigno Barbera fu introdotto nel territorio alla fine del 1800, mentre gli altri come Malvasia locale, Moscatello Salernitano, Sanginella, Aglianico, Aglianicone, Fiano, ecc. erano già presenti da tempo indefinito.

Il Vino DOC Castel San Lorenzo ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 6 novembre 1991.

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 08.11.2011, G.U. 278 del 29.11.2011

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Casavecchia di Pontelatone D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Casavecchia di Pontelatone" è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Rosso
  2. Rosso Riserva

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Casavecchia di Pontelatone

 

  • Casavecchia di Pontelatone Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Casavecchia
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Campania
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso tendente al granato con l’invecchiamento, odore intenso, persistente, caratteristico, dal sapore secco, sapido, giustamente tannico, morbido e di corpo.

  • Casavecchia di Pontelatone Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Casavecchia
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Campania
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso tendente al granato con l’invecchiamento, odore intenso, persistente, caratteristico, dal sapore secco, sapido, giustamente tannico, morbido e di corpo.

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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Casavecchia di Pontelatone

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Casavecchia di Pontelatone è situata a nord di Caserta, in una parte di territorio tra il massiccio del Monte Maggiore e i Monti tifatini.

La Zona di Produzione del Vino DOC Casavecchia di Pontelatone è localizzata in:

  • provincia di Caserta e comprende il territorio dei comuni di Liberi, Formicola e, in parte, del territorio dei comuni di Pontelatone, Caiazzo, Castel di Sasso, Castel Campagnano, Piana di Monte Verna e Ruviano

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Casavecchia di Pontelatone

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOC Casavecchia di Pontelatone prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Casavecchia di Pontelatone non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Le pratiche enologiche di vinificazione prevedono un periodo di invecchiamento obbligatorio per le seguenti tipologie:
    • Casavecchia di Pontelatone: almeno 24 mesi di cui almeno 12 in botti di legno;
    • Casavecchia di Pontelatone Riserva: almeno 36 mesi di cui almeno 18 in botti di legno.

4. Produttori di Vino DOC Casavecchia di Pontelatone

Con l’utilizzo della DOC Casavecchia di Pontelatone i Produttori Vinicoli Campani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Casavecchia di Pontelatone

Primi piatti con ragù di carne, salumi, salsicce, carni rosse alla griglia, capretto e agnello al forno, carne di bufala, formaggi stagionati.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Casavecchia di Pontelatone

La storia popolare, molto diffusa nelle persone del luogo, vuole che il Casavecchia abbia avuto origine da seme, nei pressi di un antico rudere del quale esistono ancora oggi i muri perimetrali, sito nei pressi della vecchia masseria denominata “Ciesi”, nel comune di Pontelatone a pochi passi dal braccio entroterra dell’antichissima via latina che dall’antica Capua portava ad Alife.

Secondo il detto popolare fu un certo Scirocco Prisco, nato a Pontelatone nel 1875 e ivi morto nel 1962 (Archivio dell’Interdiocesi di Caiazzo) a rinvenire verso la fine del XIX secolo, nei pressi del citato rudere (di sua proprietà) la prima vite di Casavecchia. Egli stesso iniziò a riprodurla per propaggine e da qui si diffuse nei vicini comuni di Castel di Sasso, Formicola e Liberi. Sembra che la gente del posto iniziò a dire in gergo dialettale “l’uva e chella casa vecchia” da cui derivò il toponimo Casavecchia.

Da colloqui con i due figli ancora in vita del Prisco Scirocco, Guarino e Giuseppina, nati rispettivamente nel 1930 e nel 1923 a Pontelatone, sembra che suo padre trovò all’età di circa 25 anni, (quindi intorno al 1900) realmente la prima vite di Casavecchia nel posto indicato dalla leggenda e che al momento del rinvenimento avesse già un’età consistente (diametro del fusto di almeno 40 cm).

Le testimonianze di Scirocco Giuseppina e di Scirocco Guarino mettono fortemente in discussione l’attendibilità del detto popolare, proprio perché secondo loro, il padre trovò la prima vite Casavecchia che aveva già un’età consistente, pertanto non si può essere certi del fatto che sia nata effettivamente da seme, per la mancanza di documenti storici e di testimonianze attendibili in merito.

Le ipotesi alternative al detto popolare potrebbero essere diverse, si potrebbe pensare realmente ad una vite nata da seme molto tempo prima del suo rinvenimento, ma anche all’ipotesi secondo la quale una popolazione del vitigno Casavecchia già era diffusa nella zona e che nei pressi del vecchio rudere un unica pianta sia sfuggita all’abbandono e alla successiva estinzione. La seconda delle suddette ipotesi sembra trovare un importantissimo riscontro con avvenimenti storici accuratamente documentati.

Secondo le ricerche dei geologi, infatti, oltre al periodo freddo umido del tardo-antico tra V e VIII sec., il bacino del mediterraneo sarebbe stato interessato da un altro grande ciclo freddo-umido tra il XVI e la metà del XIX sec.; in Campania questo secondo ciclo si può ritenere concluso dalla epidemia di oidio che nel 1851 colpì la viticoltura, danneggiando e talvolta distruggendo vigneti ed arbusteti, non solo in una vasta area intorno al golfo di Napoli, le isole, il Vesuvio e la pianura campana, ma dilagando anche nelle limitrofe aree regionali (Guadagno G., 1997).

Come recita la relazione presentata alla Reale Accademia delle Scienze nel 1851 dalla commissione appositamente costituita «... in provincia di terra di lavoro... Il male passava di là dai monti che circondano la pianura campana alle provincie limitrofe…». Se si fa riferimento alla predetta relazione che rappresenta l’area interessata dalla epidemia oidica che nel 1851 colpì la Campania, si nota che la zona in cui oggi è diffuso il vitigno Casavecchia fu interessata da tali vicende storiche.

Valutando le testimonianze dei due figli del Prisco Scirocco, tra l’altro molto più attendibili del detto popolare, si capisce che le origini di quella prima vite di Casavecchia sono antecedenti all’infestazione oidica del 1851. Appare chiaro che esiste una indubbia ed inequivocabile collimazione geografica oltre che temporale tra la documentata relazione sull’infestazione oidica del 1851 e i fatti emersi dalle testimonianze dei due figli del Prisco Scirocco, per questo è possibile quanto spontaneo rafforzare l’ipotesi secondo la quale una popolazione del vitigno Casavecchia già era diffusa nell’area in studio o addirittura in Terra di lavoro ancor prima del XIX secolo e che il periodo di freddo umido prima e l’infestazione oidica del 1851 poi, abbiano portato ad una sua estinzione; così la pianta (già vecchia) trovata verso la fine del XIX secolo sarebbe stata l’unica superstite di quella popolazione per cause ancora tutte da chiarire.

Il Vino DOC Casavecchia di Pontelatone ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 8 novembre 2011.

CAPRI DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 07.09.1977, G.U. 339 del 14.12.1977

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Capri D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Capri” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Capri Bianco
  2. Capri Rosso

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Capri

 

  • Capri Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 80% Vitigni Falanghina (minimo 50%) e Greco Bianco
  • =< 20% Vitigno Biancolella
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino chiaro più o meno intenso, odore gradevole, caratteristico e sapore secco, fresco.

  • Capri Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 80% Vitigno Piedirosso
  • =< 20% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Napoli
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso, odore vinoso, gradevole e sapore asciutto, sapido.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Capri

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Capri DOP Capri è ubicato nell’Isola di Capri, situata nel golfo di Napoli, tra la penisola sorrentino-amalfitana, Capo Miseno e le isole di Procida e Ischia.

La Zona di Produzione del Vino DOC Capri è localizzata in:

  • provincia di Napoli e comprende il territorio dell'Isola di Capri.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Capri

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOC Capri prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Capri non dovrà essere superiore al 70%. Nella vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti, atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche.

4. Produttori di Vino DOC Capri

Con l’utilizzo della DOC Capri i Produttori Vinicoli Campani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Capri

Zuppa di vongole, alici gratinate alla napoletana, caprese (mozzarella, pomodoro e basilico), carni rosse e bianche, pesce al sugo (polpo), minestre regionali, formaggi quali il provolone del monaco.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Capri

Il ruolo rivestito da Capri in epoca romana fu notevole. La svolta che segnò la storia dell'isola fu nel 29 a.C., quando Cesare Ottaviano, tornando dall'Oriente, sbarcò a Capri dove, secondo il racconto di Svetonio, una quercia vecchissima cominciò a dar segni di vita. Il futuro Augusto, interpretando questo come un segno favorevole, tolse Capri dalla dipendenza di Napoli (sotto la quale viveva dal 328 a.C.), dando in cambio la più grande e fertile isola di Ischia e facendola diventare dominio di Roma (Vitae Caesarum, 2, 92).

Fu così che la comunità greca presente a Capri venne a contatto con quella romana e l'isola iniziò la sua vita imperiale, diventando il soggiorno prediletto di Augusto e dimora di Tiberio per dieci anni, centro quindi della vita mediterranea di Roma.

Il vino era apprezzato dai romani e lodato dall’imperatore Tiberio che per la sua passione enologica, si era guadagnato il soprannome di Biberio.

Con la fine dell'epoca imperiale, Capri ritornò a far parte dello stato napoletano e iniziò a diventare il centro di scorrerie e di saccheggi da parte di pirati, ben motivati dalla posizione dell'isola sulla rotta fra Agropoli ed il Garigliano.

Nell'866 passa sotto il dominio di Amalfi. Seguirono poi le stesse dominazioni presenti nella vicina Napoli: Angioini, spagnoli, la costruzione del primo convento nel seicento, sino ad arrivare al periodo napoleonico in cui Capri fu coinvolta in scontri con gli inglesi.

Nei secoli sempre importante fu il ruolo destinato alle coltivazioni ed in particolare alla viticoltura.

Dalla seconda metà dell’ottocento Capri iniziò a prendere l’importanza turistica che ormai da decenni riveste, e che portò un ruolo sicuramente minore per l’agricoltura e in particolare per la vite, ma proprio il continuo afflusso di turisti ha portato il vino dell’isola ad essere conosciuto e apprezzato.

Attualmente le viti sono allevate, nel rispetto delle tecniche culturali tradizionali, su assolati ripiani a picco sul mare, con una produzione di vino in limitate quantità.

Il Vino DOC Capri ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di  Origine Controllata in data 7 settembre 1977.

CAMPI FLEGREI DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 03.10.1994, G.U. 238 del 11.10.1994

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Campi Flegrei D.O.C.

La denominazione di origine controllata “Campi Flegrei” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti categorie e tipologie:

  1. Bianco
  2. Rosso
  3. Falanghina
  4. Piedirosso o Pér e palummo rosso
  5. Piedirosso o Pér e palummo rosso riserva
  6. Piedirosso o Pér e palummo rosato
  7. Piedirosso passito
  8. Falanghina passito
  9. Falanghina spumante

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Campi Flegrei

 

  • Campi Flegrei Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • >< 50-70% Vitigno Falanghina
  • =< 50% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Napoli
  • => 10,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore paglierino più o meno intenso, odore vinoso, delicato e sapore fresco, secco, armonico.

  • Campi Flegrei Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Piedirosso
  • => 30% Vitigno Aglianico
  • =< 20% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Napoli
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso tendente al granato con l’invecchiamento, odore vinoso, gradevole, caratteristico e sapore asciutto, tipico, armonico.

  • Campi Flegrei Falanghina (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 90% Vitigno Falanghina
  • =< 10% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Napoli
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore paglierino più o meno intenso con riflessi verdognoli, odore delicato, gradevole, caratteristico e sapore secco, armonico, morbido.

  • Campi Flegrei Piedirosso (o Pér e Palummo) Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 90% Vitigno Piedirosso (o Pér e Palummo)
  • =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Napoli
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso, tendente al granato con l’invecchiamento, odore intenso, caratteristico e sapore asciutto, armonico.

  • Campi Flegrei Piedirosso (o Pér e Palummo) Rosato (Vino Rosato)
  • Versioni: Secco
  • => 90% Vitigno Piedirosso (o Pér e Palummo)
  • =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Napoli
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dal colore variabile da rosa tenue a rosa cerasuolo, odore intenso, complesso, fine, fruttato e sapore secco, morbido, fresco, sapido.

  • Campi Flegrei Piedirosso (o Pér e Palummo) Passito (Vino Rosso Passito)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
  • => 90% Vitigno Piedirosso (o Pér e Palummo)
  • =< 10% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella provincia di Napoli
  • => 17% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Passito dal colore colore rosso rubino più o meno intenso, tendente al granato con l’invecchiamento, odore intenso, gradevole,caratteristico e sapore dal secco al dolce, armonico, morbido, caratteristico.

  • Campi Flegrei Falanghina Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut /Extra-dry
  • => 90% Vitigno Falanghina
  • =< 10% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Napoli
  • => 11,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e persistente, colore paglierino più o meno carico, odore delicato, caratteristico e sapore da brut a extradry.

  • Campi Flegrei Falanghina Passito (Vino Bianco Passito)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
  • => 90% Vitigno Falanghina
  • =< 10% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Napoli
  • => 15% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Passito dal colore giallo dorato tendente all’ambrato, odore intenso, complesso, fine, vinoso e sapore dal secco al dolce, caldo, morbido.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Campi Flegrei

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Campi Flegrei è situata nel settore centrale della Piana della Campania in cui insiste il complesso vulcanico dei Campi Flegrei, ad ovest della città di Napoli, che si distingue per essere un territorio tra i più ricchi in fatto di storia e bellezze naturalistiche. 

La Zona di Produzione del Vino DOC Campi Flegrei è localizzata in:

  • provincia di Napoli e comprende il territorio dei comuni di Procida, Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto e, in parte, il territorio del comune Marano di Napoli.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Campi Flegrei

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione dei Vini DOC Aversa prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Campi Flegrei non dovrà essere superiore al 70% e del 45% per le tipologie di Vino Passito.
  • Le pratiche enologiche di vinificazione prevedono, tra l'altro, che le etichette apposte sulle bottiglie dei Vini DOC Campi Flegrei devono obbligatoriamente riportare l’annata di produzione delle uve ad esclusione di quelle relative ai Vini Spumanti.

4. Produttori di Vino DOC Campi Flegrei

Con l’utilizzo della DOC Campi Flegrei i Produttori Vinicoli Campani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Campi Flegrei

Il Campi Flegrei Falanghina si abbina con frutti di mare, anche crudi, pesce nobile e crostacei, alla griglia o salsati, frittura di triglie e impepata di cozze. Il Campi Flegrei Piedirosso o Per' è Palummo si abbina bene con la parmigiana di melanzane, mentre il Piedirosso o Per' è Palummo Passito, che è un vino da dessert, si accompagna con i dolci della gastronomia partenopea, come babà e sfogliatelle.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Campi Flegrei

I vitigni della zona flegrea esistono da centinaia d’anni e portano alla luce le loro antiche origini nei dintorni del lago d’Averno, dove sono coltivati ancora a “piede franco”. 

La fillosserica in quest’areale, non si è mai manifestata grazie alla tessitura e natura dei terreni vulcanici. Oggi viene coltivata nei luoghi della prima colonia ellenica, un territorio di matrice vulcanica e per questo dotato di grande ricchezza nutritiva.

Una fondata ipotesi è che l’origine del nome “Falanghina” è dovuta al tutore in legno di sostegno alla vite detto localmente “falanga”. Spesso si riscontrano i vecchi sistemi di allevamento a propagine lunga “metodo Puteolano” con piante secolari.

Il Vino DOC Campi Flegrei ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di  Origine Controllata in data 3 ottobre 1994.

Oltre 300 buyers, tra Importatori, Grossisti e Distributori in 70 paesi del mondo, sono le collaborazioni attive di Assovini.it

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