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ROMA DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 02.08.2011, G.U. 194 del 22.08.2011

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal Provvedimento Ministeriale 6 aprile 2016, le modifiche di cui al riscontro alle osservazioni della Commissione UE-REF ARES (2017) n.3593631 del 17/07/2017 e le modifiche riguardanti il riscontro alle osservazioni della Commissione UE ARES (2018) n.2319088 del 02/05/2018.


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Roma D.O.C. 

La denominazione di origine controllata “Roma” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti prescritti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie, tenuto conto che la specificazione “Classico” e consentita per i vini della zona di origine più antica ad esclusione della tipologia Romanella “Spumante”.

  1. Bianco, anche nella versione amabile
  2. Rosso, anche nella versione amabile
  3. Rosso Riserva
  4. Rosato
  5. Romanella Spumante
  6. Malvasia puntinata
  7. Bellone

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Roma

 

  • Roma Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Malvasia del Lazio
  • => 35% Vitigni Bellone, Bombino Bianco, Greco Bianco, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino talvolta con riflessi verdognoli, odore delicato, etereo e sapore asciutto, sapido, armonico, talvolta con note floreali e fruttate.

  • Roma Classico Bianco (Vino Bianco Classico)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Malvasia del Lazio
  • => 35% Vitigni Bellone, Bombino Bianco, Greco Bianco, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Classico dal colore giallo paglierino talvolta con riflessi verdognoli, odore delicato, etereo e sapore asciutto, armonico.

  • Roma Bianco Amabile (Vino Bianco)
  • Versioni: Amabile
  • => 50% Vitigno Malvasia del Lazio
  • => 35% Vitigni Bellone, Bombino Bianco, Greco Bianco, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino talvolta con riflessi verdognoli, odore fruttato, delicato, fine e sapore amabile, sapido, armonico.

  • Roma Classico Bianco Amabile (Vino Bianco Classico)
  • Versioni: Amabile
  • => 50% Vitigno Malvasia del Lazio
  • => 35% Vitigni Bellone, Bombino Bianco, Greco Bianco, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Classico dal colore giallo paglierino talvolta con riflessi verdognoli, odore fruttato, delicato, fine e sapore amabile, sapido, armonico.

  • Roma Romanella Spumante (Vino Bianco Spumante)
  • Versioni: Spumante Brut /Extra dry
  • => 50% Vitigno Malvasia del Lazio
  • => 35% Vitigni Bellone, Bombino Bianco, Greco Bianco, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Spumante dalla spuma fine e evanescente, limpidezza brillante, colore giallo paglierino tenue, odore caratteristico, delicato, fine, con sentore di lievito e sapore fresco ed equilibrato, da brut a extra-dry.

  • Roma Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino con riflessi violacei anche tendenti al granato con l’invecchiamento, odore caratteristico, intenso e sapore secco, armonico, buona struttura e persistenza.

  • Roma Classico Rosso (Vino Rosso Classico)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Classico dal colore rosso rubino con riflessi violacei anche tendenti al granato con l’invecchiamento, odore caratteristico, intenso e sapore secco, armonico, buona struttura e persistenza.

  • Roma Rosso Amabile (Vino Rosso)
  • Versioni: Amabile
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino con riflessi violacei, odore armonico, intenso, fruttato e sapore amabile, persistente, armonico.

  • Roma Classico Rosso Amabile (Vino Rosso Classico)
  • Versioni: Amabile
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Classico dal colore rosso rubino con riflessi violacei, odore armonico, intenso, fruttato e sapore amabile, persistente, armonico.

  • Roma Rosso Riserva (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal colore rosso rubino con riflessi violacei anche tendenti al granato con l’invecchiamento, odore intenso e caratteristico di sentori fruttati e/o speziati e sapore secco, armonico, buona struttura e persistenza.

  • Roma Classico Rosso Riserva (Vino Rosso Classico Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Classico Invecchiato dal colore rosso rubino con riflessi violacei anche tendenti al granato con l’invecchiamento, odore caratteristico, intenso e sapore secco, armonico, buona struttura e persistenza.

  • Roma Rosato (Vino Rosato)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dal colore rosato più o meno intenso, odore delicato, fine e sapore secco, fresco, fruttato, sapido.

  • Roma Classico Rosato (Vino Rosato Classico)
  • Versioni: Secco
  • => 50% Vitigno Montepulciano
  • => 35% Vitigni Cesanese Comune, Cesanese di Affile, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Syrah, da soli o congiuntamente;
  • =< 15% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato Classico dal colore rosato più o meno intenso, odore delicato, fine, con note floreali e frutttata e sapore secco, fresco, fruttato, sapido.

  • Roma Malvasia Puntinata (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Malvasia Puntinata
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino carico, odore caratteristico della varietà, gradevole e sapore secco, equilibrato, morbido.

  • Roma Classico Malvasia Puntinata (Vino Bianco Classico)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Malvasia Puntinata
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Classico dal colore giallo paglierino carico, odore caratteristico della varietà, gradevole, fine, con note floreali e fruttate e sapore secco, equilibrato, morbido.

  • Roma Bellone (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Bellone
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino con talvolta riflessi verdognoli, odore caratteristico, fine, gradevole e sapore secco, equilibrato, sapido.

  • Roma Classico Bellone (Vino Bianco Classico)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Bellone
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Classico dal colore giallo paglierino con talvolta riflessi verdognoli, odore caratteristico, fine, gradevole, con note floreali e fruttate.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Roma

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Roma si estende sui territori della Sabina romana, i Colli Albani, i Colli Prenestini e parte della Campagna romana, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Roma è localizzata in:

  • provincia di Roma e comprende il territorio dei comuni di Affile, Albano Laziale, Allumiere, Anguillara Sabazia, Anzio, Arcinazzo Romano, Ardea, Ariccia, Bracciano, Campagnano di Roma, Canale Monterano, Capena, Castel Gandolfo, Castelnuovo di Porto, Cave, Cerveteri, Ciampino, Civitavecchia, Colonna, Fiano Romano, Fonte Nuova, Formello, Frascati, Gallicano nel Lazio, Genazzano, Genzano di Roma, Grottaferrata, Guidonia Montecelio, Ladispoli, Lanuvio, Lariano, Manziana, Marcellina, Marino, Mentana, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Montelibretti, Monterotondo, Montorio Romano, Moricone, Morlupo, Nemi, Nerola, Nettuno, Olevano Romano, Palestrina, Palombara Sabina, Pomezia, Rocca di Papa, Rocca Priora, Roiate, San Cesareo, San Polo dei Cavalieri, San Vito Romano, Santa Marinella, Sant’Angelo Romano, Tolfa, Trevignano Romano, Velletri, Zagarolo e, in parte, il territorio dei comuni di Artena, Fiumicino e Roma.

La Sottozona Roma Classico comprende il territorio del comune di Roma, escluso alcuni tratti interni del GRA (Grande Raccordo Anulare).


3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Roma

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Roma prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Roma non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Roma è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, ad esclusione della tipologia Spumante.
  • Il vino DOC Roma Riserva deve essere sottoposto ad invecchiamento per almeno 24 mesi.
  • La specificazione “classico” è consentita per i vini della zona di origine più antica, ad esclusione della tipologia Romanella “spumante”.

4. Produttori di Vino DOC Roma

Con l’utilizzo della DOC Roma i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Roma

Antipasti di pesce, zuppe di frutti di mare, crostacei bolliti, fritturina di pesce azzurro, carni bianche al forno, formaggi giovani.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Roma

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra del “Roma”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del “Roma”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Roma”.

Nella storia di Roma, dalle origini alla caduta dell’Impero, il vino ha sempre svolto un ruolo di primo piano e per giunta polivalente: accanto alla sua indispensabile funzione nell’alimentazione quotidiana, ha avuto un posto di rilievo anche nel campo della medicina ed in ambito religioso, raggiungendo il culmine della sacralità con il Cristianesimo.

Agli inizi dell'età imperiale la coltivazione della vite si estese ulteriormente (anche in terreni fertili per ottenere più elevate produzioni) allo scopo di produrre il vino necessario per soddisfare l’esportazione e l’aumento del consumo interno. I Romani destinavano a vigneto le terre più idonee e perciò preferivano il suolo vulcanico dei Colli Laziali, di Caere, della Sabina. Columella ci ha lasciato ne l’Arte dell’agricoltura un’interessante descrizione delle ville rustiche romane, dove la coltivazione principale era quella della vite.

Oltre alla parte così detta urbana, dimora del padrone dotata di ogni genere di confort, c’era la parte detta fructuaria, dove si lavoravano e si conservavano, oltre al grano, soprattutto vino e olio d’oliva. Gabelle, proibizioni, bandi ed editti proliferarono intorno al vino, come dimostrano i regesti e i numerosi libri della gabella del vino conservati nell’Archivio di Stato di Roma a partire dal 1422. In tal modo il potere papale disciplinava la produzione nei vigneti di Roma e dei territori circostanti.

Proprio sotto il pontificato di Paolo III il mercato romano fu invaso dai vini dei Castelli, della Sabina, dei Colli predestini, sia perché il vino romanesco non era sufficiente per il consumo della città, sia perché papi e cardinali amavano avere sulle mense vini diversi e di qualità. La diversificazione tra vino romanesco (quello prodotto entro sette miglia dal Campidoglio) e vino dei Castelli è attestato fino al XIX secolo.

Nel 1539, Sante Lancerio, bottigliere di Paolo III Farnese, nella sua opera Della natura dei vini e dei viaggi di Paolo III descritti da Sante Lancerio suo bottigliere, ci ha lasciato numerose informazioni sui vini romaneschi, per la gran parte robusti e adatti all’invecchiamento. I migliori, a suo dire, erano quelli che si producevano dalle vigne sul Gianicolo, fuori dalla Porta di San Pancrazio, in Vaticano e a Monte Mario, conosciuto come il vino di maggior pregio. Per quanto concerne il vino romano, il periodo più nero coincise con il trasferimento del Papato ad Avignone agli inizi del XIV secolo. Durante il pontificato dei Papi Avignonesi, infatti, i vini italiani in genere furono temporaneamente messi in disparte a favore di quelli francesi.

Intorno alla prima metà del XVI secolo, toccò a Paolo III della famiglia Farnese (1534- 1549) rendere nuovamente giustizia al vino nostrano, che finalmente tornò a troneggiare sulle mense papali. Sui sette colli sorsero splendide ville attorniate da giardini, boschi e soprattutto vigne, dove nobili, cardinali e gli stessi papi trascorrevano le loro vacanze.

Nel 1596 il Bacci in Sulla storia dei vini, dei vini d’Italia e dei conviti degli antichi in sette libri, ci conferma che la Roma cinquecentesca è una città ammantata di vigneti e si sofferma ad elencare le vigne più importanti: quelle di San Pancrazio, di Porta Pinciana e di Monte Mario, che producono i vini romaneschi migliori, moscatelli e trebbiani, e poi quelle sull’Aventino, il Celio, il Quirinale e l’Esquilino, anch’esse di discreta qualità.

Per quanto concerne i vini dell’hinterland romano, si parla dei vini di Ariccia e di Albano, per il quale l’autore esprime particolare lode, di Marino, di Colonna, del Tuscolo, di Castel Gandolfo e di Velletri, nell’area dei Castelli Romani. Anche lo scrittore francese Michel de Montaigne, fermatosi a Roma tra il 1580 e il 1581, narra nel Giornale di viaggio in Italia le sue giornate romane impegnate a visitare antichità e vigne, indicando tra le più degne di nota quella d’Este a Monte Cavallo (l’odierno Quirinale), la Farnese sul Palatino e quella di Villa Madama. La Roma papale si ammanta di verde riempiendosi di ville e di vigne.

Nella Pianta di Roma di Leonardo Bufalini, redatta nella prima metà del XVI secolo, si contano 43 vigne. Anche il gesuita Eschinardi nella Descrizione di Roma e dell’agro romano(1750), oltre a citare numerose vigne all’interno delle mura, riporta a conferma dell’estensione della coltivazione “…vigne, le quali per l’ordinario si stendono fuori Roma tra le due e tre miglia”.

Nei primi decenni del diciannovesimo secolo i vigneti sono presenti in tutta Roma in grande numero, tanto che sia il Venuti nella Accurata e succinta descrizione topografica delle antichità di Roma (1824) che il Nibby in Roma nell’anno 1838, riportano ben 120 toponimi di vigna, tutti entro le mura o nelle immediate vicinanze. E a testimonianza di questa ’”epoca d’oro” rimane la toponomastica di molte vie romane: Vigna Clara, Vigna Stelluti, Vigna Pia, Via delle Vigne Nuove, via di Vigna Fabbri, Vigna Murata, via di Vigna Putti.

Famose erano le vigne di alcuni pontefici come quella di Clemente VII, a Monte Mario. Rinomata anche la villa di Sisto V sull’Esquilino, costruita anche questa nel bel mezzo di una vigna, posta nel luogo più elevato di Roma e quella di Leone XIII (1878-1903). La più nota però era la villa di Giulio III (1550-1555), che si trovava in una zona di Roma conosciuta un tempo come Vigna Vecchia, nei pressi di Villa Borghese. Si dice che il pontefice amasse talmente dedicarsi alla sua vigna da trascurare persino il concistorio.

Villa Borghese nacque nel 1580 intorno ad una vigna, alla quale se ne aggiunsero altre fino al 1833. Tra le numerose stampe che Bartolomeo Pinelli ha dedicato alle vedute romane, ce ne sono alcune che testimoniano che ancora fino al XIX secolo si vendemmiava a Villa Borghese come sull’Aventino.

Tra le testimonianze tecniche risalenti alla fine dell’Ottocento e relative alla coltivazione della vite nel territorio romano, preziosissima è la monografia dell’onorevole Camillo Mancini, pubblicata nel 1888 ed intitolata Il Lazio viticolo e vinicolo. Vi si apprende che la viticoltura avveniva ancora essenzialmente secondo i precetti del latino Columella e che, specie dentro Roma, si coltivavano comunemente in mezzo ai filari finocchi e carciofi con il deprecabile risultato, a giudizio dell’autore, di conferire al vino il classico sapore amarognolo proprio del carciofo. Sempre il Mancini ci informa che i vitigni più comuni a quei tempi erano il trebbiano verde e bianco, il bello e il buonvino per quanto concerne i vini bianchi, il cesanese, il buonvino rosso, la lacrima e l’aleatico per i rossi.

In Agricoltura e quistioni economiche: che la riguardano, (1860) Vol. 2, Frédéric Passy riporta “La coltura della vigna è nondimeno una di quelle che più aggradiscono gli abitanti, è la sola che si permetta il romano, e Roma è tutta circondata di vigne e vigneti. Si va alla vigna come fra noi si andava ai campi per diporto, ed ogni villa suburbana porta scritto sul sommo della sua entrata Vigna di…., e il nome del proprietario. Si usano insieme negli Stati Romani due metodi di coltura affatto diversa: l'una, generalmente in uso nei dintorni di Roma e nelle paludi Pontine, consiste a sostenere il tralcio per mezzo di canne che si fanno espressamente crescere in grandissimo numero..”.

Con la crescita urbana di Roma iniziata subito dopo il 1870, l’estensione delle vigne si ridusse e le produzioni si allontanarono dalle zone di consumo. L’espansione della città continuò prevalentemente lungo gli assi della Flaminia, Salaria, Nomentana, Tiburtina e dell’Appia. L’urbanizzazione comportò la concentrazione delle produzioni nelle zone maggiormente vocate: Castelli Romani, Cerveteri, Sabina. Anche se la vite si “allontana” dalla città di Roma, resta un elemento di aggregazione e richiamo nella cultura popolare.

Il vino è ancora oggi una voce importante dell’economia del territorio romano e, come ai tempi di Virgilio, Bacco continua a prediligere i colli, cosicché soprattutto l’hinterland romano appare inequivocabilmente vocato all’antica coltura.

Il Vino DOC Roma ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 2 agosto 2011

ORVIETO DOC

Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 07.08.1971, G.U. 219 del 31.08.1971

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche riportate in G.U. n.63 del 16.03.2023


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Orvieto D.O.C. 

La denominazione d’origine controllata “Orvieto” ivi compresa la Sottozona Orvieto Classico  è riservata ai vini rispondenti alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Secco
  2. Abboccato
  3. Amabile
  4. Dolce
  5. Superiore, anche Vendemmia tardiva
  6. Muffa nobile

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Orvieto

 

  • Orvieto (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
  • => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
  • =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
  • =>11,50% Vol. Titolo alcolometrico 
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato e gradevole, dal sapore secco, con lieve retrogusto amarognolo, oppure abboccato o amabile o dolce, fine, delicato.

  • Orvieto Classico (Vino Bianco Classico)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
  • => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
  • =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
  • =>11,50% Vol. Titolo alcolometrico 
  • Vino Bianco Classico dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato e gradevole, dal sapore secco, con lieve retrogusto amarognolo, oppure abboccato o amabile o dolce, fine, delicato.

  • Orvieto Superiore (Vino Bianco Superiore)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
  • => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
  • =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
  • =>12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Superiore dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato e gradevole, dal sapore secco, con lieve retrogusto amarognolo, oppure abboccato o amabile o dolce, fine, delicato.

  • Orvieto Classico Superiore (Vino Bianco Classico Superiore)
  • Versioni: Secco /Abboccato /Amabile /Dolce
  • => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
  • =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
  • =>12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Classico Superiore dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato e gradevole, dal sapore secco, con lieve retrogusto amarognolo, oppure abboccato o amabile o dolce, fine, delicato.

  • Orvieto Superiore Vendemmia Tardiva (Vino Bianco Superiore Vendemmia Tardiva)
  • Versioni: Dolce
  • => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
  • =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
  • =>13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Superiore  Vendemmia Tardiva dal giallo paglierino al dorato, odore gradevole e profumato e sapore dolce ed armonico.

  • Orvieto Classico Superiore Vendemmia Tardiva (Vino Bianco Classico Superiore Vendemmia Tardiva)
  • Versioni: Dolce
  • => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
  • =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
  • =>13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Classico Superiore Vendemmia Tardiva dal colore variabile da giallo paglierino a dorato, odore gradevole, profumato e sapore dolce ed armonico.

  • Orvieto Muffa Nobile (Vino Bianco Muffato)
  • Versioni: Dolce
  • => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
  • =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
  • =>10,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Muffato dal giallo oro tendente, con l’invecchiamento, all’ambra, odore gradevole, profumato ed elegante, ricco ed untuoso e sapore dolce, lungo e di armoniosa morbidezza.

  • Orvieto Classico Muffa Nobile (Vino Bianco Classico Muffato)
  • Versioni: Dolce
  • => 60% Vitigni Trebbiano Toscano (o Procanico) e Grechetto;
  • =< 40% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella provincia di Viterbo e nella regione Umbria.
  • =>10,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Classico Muffato dal giallo oro tendente, con l’invecchiamento, all’ambra, odore gradevole, profumato ed elegante, ricco ed untuoso e sapore dolce, lungo e di armoniosa morbidezza.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Orvieto

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Orvieto si estende lungo la fascia collinare a sud ovest dell’Umbria fino all’alto Lazio, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Orvieto è localizzata in:

  • provincia di Viterbo e comprende il territorio dei comuni di Castiglione in Teverina, Civitella D’Agliano, Graffignano, Lubriano e Bagnoregio.
  • provincia di Terni e comprende il territorio dei comuni di Orvieto, Allerona, Alviano, Baschi, Castel Giorgio, Castel Viscardo, Ficulle, Guardea, Montecchio, Fabro, Montegabbione, Monteleone d’Orvieto e Porano.

La Sottozona Orvieto Classico comprende la zona storica intorno alla Rupe, ristretta della Valle del Paglia, in prossimità della città di Orvieto.


3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Orvieto

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Orvieto prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Orvieto non dovrà essere superiore al 70%, al 65% per le tipologie di Vino Vendemmia Tardiva e al 60% per le tipologie di Vino Muffa Nobile; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Orvieto è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, nonchè la dizione "Classico" per le tipologie di Vino Orvieto relative a tale denominazione.

4. Produttori di Vino DOC Orvieto

Con l’utilizzo della DOC Orvieto i Produttori Vinicoli Laziali e Umbri sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Orvieto

Antipasti di pesce, zuppe di frutti di mare, crostacei bolliti e pesce in genere ma anche con carni bianche al forno e formaggi giovani, pasticceria secca e fresca.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Orvieto

Ad Orvieto tutto profuma di uva e di vino perché la coltivazione della vite ne ha da sempre caratterizzato il paesaggio e l’economia: vigneti curati si dispongono intorno alla rupe in un disegno armonico dove le linee parallele dei filari si intersecano con quelle ondulate delle colline.

Per la città, dunque, il vino è un’importante risorsa, una peculiarità distintiva che si protrae ininterrottamente nei secoli e a testimoniarlo sono l’archeologia, l’arte, la storia, l’artigianato e la letteratura, tanto che la produzione dell’Orvieto di qualità è stata apprezzata e celebrata nel tempo da poeti, papi, artisti e viaggiatori.

Il ruolo fondamentale del vino nella vita quotidiana e nei riti culturali di Orvieto è attestato negli importanti dipinti delle tombe etrusche del territorio (seconda metà del IV sec. a.C.) e nella ricca varietà di ceramiche etrusche e greche destinate alla conservazione, alla mescita e alla degustazione della celebre bevanda. Gli affreschi della tomba Golini I, conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Orvieto, riproducono le fasi preparatorie del banchetto etrusco dove la macellazione delle carni e l’accurata sistemazione delle bevande nei recipienti e dei cibi sulle mense da parte dei servi – tra la frutta si individua facilmente anche un grappolo d’uva - affiancano il banchetto vero e proprio.

Nel 264 a.C. la città di Orvieto fu completamente rasa al suolo dai romani (ultima città etrusca 11 da essi conquistata) e fu proibito a tutti di risalire sull’acrocoro di tufo che tante battaglie era costato a Roma. La smania distruttiva di Roma fu talmente esasperata , poiché nulla doveva ricordare la superba città che per secoli aveva incarnato la potenza e la grandezza etrusca. Fu ribattezzata dai romani col nome di Vol-Tinii (la città dei seguaci del Dio Voltumnus sconfitto) che evolse poi a Volsinii.

Passarono centinaia di anni prima che, sulla rupe, la civiltà romana permise di creare un nuovo insediamento abitato. Infatti, solo successivamente fu identificata come Urbs-Vetus (città vecchia) e sembra perché Roma vi mandasse i suoi veterani a riposare. Da questo nome derivò poi Orbiveto, Orbeto ed infine l’attuale Orvieto.

Nel corso della denominazione romana essa conobbe un periodo di forte oblio dovuto al fatto che venne isolata sull’alta rupe e decentrata rispetto alle maggiori vie di comunicazione sia fluviale (porto fluviale di Pagliano eretto per le ordinarie consegne alla Roma imperiale prima, ed alla Curia romana nei successivi periodi cristiani) sia terrestre (via Cassia e via Traiana Nova) non partecipando così all’intensiva vita economica dei centri del fondo valle.

La rinascita di Orvieto si legò al momento del disgregamento dell’Impero, perché con le mutate condizioni politiche e di sicurezza la città insieme agli altri centri di altura, acquistò di nuovo un ruolo decisivo su tutto il territorio, nel senso che le ripetute e successive ondate di invasioni barbariche (Visigoti, Goti e Longobardi ) costrinsero le popolazioni a rifugiarsi sui colli ed erigere un sistema di complesse fortificazioni.

E’ così che, tra il V e il VI secolo d.C., gli abitanti di Volsinii novi (attuale Bolsena) ritornarono ad abitare nel loro vecchio insediamento dal quale erano stati cacciati in età romana.

La presenza dell’alta rupe fu una garanzia sufficiente a difendere la città e a far nascere tutto quell’insieme di borghi e castelli che tutt’ora delineano la mappa del territorio e che hanno costituito il nucleo originario degli attuali centri dell’Orvietano.

Con la diffusione del Cristianesimo, la nascita dei Comuni ed il loro successivo assoggettamento allo Stato Pontificio non si verificarono eventi di gran rilievo se non un gran turbine di lotte interne e travagliate guerre politiche tra le varie famiglie di nobili locali, il tutto sotto lecita regia della Chiesa. In effetti, se da un lato il Papato mise in una condizione di lungo oblio la zona, divenuta meta di villeggiatura di molti pontefici e cardinali, è anche vero che i Papi contribuirono in maniera consistente alla fama ed all’apprezzamento dei vini di Orvieto. In particolare nel Medioevo e nel Rinascimento fu uno dei vini preferiti alla corte Pontificia, trovando tra i numerosi estimatori senza freni anche papa Paolo III Farnese e papa Gregorio XVI.

Fino alla fine del ‘700 non si verificarono eventi di rilievo, solo in seguito gli echi della rivoluzione francese determinarono un certo risveglio culturale concretizzatosi nel 1860 con l’ammissione di Orvieto nel Regno d’Italia, da qui poi si arriva ai giorni nostri.

Il vino orvietano, che fin dalle origini fu anche nero corposo, si produceva in ogni dove, ampi e floridi appezzamenti vitati si trovavano sulla stessa rupe, in orti di convivenze religiose dei nobili e dei numerosi ortolani, coltivatori diretti in città fin dai primordi del libero Comune. Tanto che la zona di piazza Cahen fino ad oltre la chiesa dei Servi di Maria era denominata “vigna Grande” e dietro il Duomo si apriva l’ampia zona coltivata a vigna.

E’ opportuno sottolineare che molto prima dei filari la vite era coltivata in alberata pratica diffusasi in tutta l’Etruria, che consisteva nel coltivare il vitigno maritato a degli alberi vivi di sostegno, come olmi, olivi e querce.

Intorno alla metà del XVII sec. fu inserita la palizzata come sostegno delle viti, piantate, a partire da allora intensivamente a filari. Con riferimento all’introduzione del vino Orvieto DOC nella tipologia “MUFFA NOBILE” si evidenzia che già nel 1933 il Prof. Garavini nella descrizione del vino d’Orvieto così detto “abboccato” fa riferimento agli scrittori italiani di enologia e riporta che alcuni ritenevano più gustoso l’Orvieto dei Sauterns mancando in essi quel sapore di zolfo, che invece si riscontra quasi sempre in questi ultimi.

Il Vino DOC Orvieto ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 7 agosto 1971.

NETTUNO DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 08.05.2003 G.U. 110 del 14.05.2003

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014.


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Nettuno D.O.C.

La denominazione d’origine controllata “Nettuno” è riservata ai vini rispondenti alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal presente disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Nettuno Bianco nelle tipologie Secco e Frizzante
  2. Nettuno Bianco Bellone, localmente noto come Cacchione nelle tipologie Secco e Frizzante
  3. Nettuno Rosso nella tipologia Secco
  4. Nettuno Rosato nella tipologia Secco e Frizzante
  5. Nettuno Novello

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Nettuno

 

  • Nettuno Bianco (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • >< 30-70% Vitigno Bellone (localmente noto come Cacchione);
  • >< 30-50% Vitigno Trebbiano Toscano;
  • =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore fruttato, caratteristico, delicato, gradevole e sapore secco, fresco, armonico.

  • Nettuno Bianco Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
  • Versioni: Secco
  • >< 30-70% Vitigno Bellone (localmente noto come Cacchione);
  • >< 30-50% Vitigno Trebbiano Toscano;
  • =< 20% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore fruttato, caratteristico, delicato, gradevole e sapore secco, fresco, armonico.

  • Nettuno Bellone (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Bellone (localmente noto come Cacchione);
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino con riflessi giallognoli, odore vinoso, caratteristico, delicato e sapore fresco, armonico, secco

  • Nettuno Bellone Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Bellone (localmente noto come Cacchione);
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore giallo paglierino con riflessi giallognoli, odore vinoso, caratteristico, delicato e sapore fresco, armonico, secco

  • Nettuno Rosso (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • >< 30-70% Vitigno Merlot
  • >< 30-50% Vitigno Sangiovese
  • =< 20% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino intenso, odore vinoso, caratteristico, accentuato molto persistente e sapore armonico, pieno, gradevole, secco.

  • Nettuno Novello (Vino Rosso Novello)
  • Versioni: Secco
  • >< 30-70% Vitigno Merlot
  • >< 30-50% Vitigno Sangiovese
  • =< 20% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal colore rosso rubino più o meno intenso, odore fruttato, persistente e sapore fresco, armonico, vivace per fragranza.

  • Nettuno Rosato (Vino Rosato)
  • Versioni: Secco
  • => 40% Vitigno Sangiovese
  • => 40% Vitigno Trebbiano Toscano
  • =< 20% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dal colore rosa più o meno intenso, talvolta con tonalità rubino, odore delicato, fruttato, vinoso e sapore fresco, armonico, secco.

  • Nettuno Rosato Frizzante (Vino Rosato Frizzante)
  • Versioni: Secco
  • => 40% Vitigno Sangiovese
  • => 40% Vitigno Trebbiano Toscano
  • =< 20% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Lazio.
  • => 11,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosato dal colore rosa più o meno intenso, talvolta con tonalità rubino, odore delicato, fruttato, vinoso e sapore fresco, armonico, secco.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Nettuno

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Nettuno si estende lungo il litorale romano nella parte Centro Occidentale del Lazio, in un territorio adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Nettuno è localizzata in:

  • provincia di Roma e comprende il territorio dei comuni di Anzio e Nettuno.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Nettuno

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Nettuno prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Nettuno non dovrà essere superiore al 70%; nel caso tali parametri venissero superati entro il limite del 5%, l'eccedenza non potrà avere diritto alla DOC, ma potrà essere riclassificata tra le denominazioni IGT prodotte nella zona di produzione. Oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Nella designazione dei Vini DOC Nettuno può essere menzionata la dizione "Vigna" purchè sia seguita dal relativo toponimo e che siano rispettate determinate pratiche di vinificazione.

4. Produttori di Vino DOC Nettuno

Con l’utilizzo della DOC Nettuno i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Nettuno

Antipasti e piatti di molluschi e crostacei, insalate di mare, timballi, minestroni, lasagne, calamari in umido, baccalà, caciocavallo e provola.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Nettuno

La millenaria storia vitivinicola di questa terra, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del «Nettuno» . Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i vini «Nettuno».

In particolare la presenza della viticoltura nella zona del «Nettuno» è attestata fin dall’epoca dei romani, in molte opere dei georgici latini.

In tempi più recenti nei Ricordi storici e pittorici d'Italia. (1865) Ferdinand Adolf Gregorovius scrive “I Nettunnesi traggono la loro sussistenza dalla coltura della vite, dagli orti,” e ancora “La sua villa di Anzio (Pio IX) palazzo signorile nel gusto dell' epoca, il quale sorge nel mezzo di un vasto giardino, ora però mal tenuto, povero di fiori di piante di ornamento, ma ricco di aranci e di vigne”.

In Anzio antico e moderno: opera postuma Francesco Lombardi (1865) si trova per Nettuno “Questo popolo non manca di spirito, e di talento, ed attende alla coltivazione del suo territorio, d'onde ritrae olio, vino,… quanto basta per la sua provvista, e per quella di Anzio ancora”. Nei Monumenti dello Stato pontificio: e relazione topografica di ogni paese (1834), Giuseppe Marocco riporta “I prodotti di Nettuno “..grano, vino di buona qualità”.

La storia recente è caratterizzata da un’evoluzione positiva della denominazione, dovuta alla professionalità degli operatori, all’impianto di nuovi vigneti e alla nascita di nuove aziende, che hanno contribuito ad accrescere il livello qualitativo e la rinomanza del «Nettuno».

Il Vino DOC Nettuno ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 8 maggio 2003.

MONTECOMPATRI COLONNA DOC

Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.P.R. 29.05.1973, G.U. 212 del 17.08.1973

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche introdotte dal D.M. 07.03.2014.


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Montecompatri Colonna (o Montecompatri) (o Colonna) D.O.C.

La denominazione di origine controllata «Montecompatri-Colonna» o più semplicemente «Montecompatri» o «Colonna» è riservata ai vini che rispondono alle condizioni ed ai requisiti stabiliti dal disciplinare di produzione per le seguenti tipologie:

  1. Montecompatri-Colonna
  2. Montecompatri-Colonna Frizzante
  3. Montecompatri-Colonna Superiore

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Montecompatri Colonna

 

  • Montecompatri Colonna (Vino Bianco)
  • Versioni: Secco /Amabile /Dolce
  • => 30% Vitigni Trebbiano Toscano, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde;
  • =< 70% Vitigno Malvasia Bianca di Candia e Malvasia Puntinata;
  • =< 15% Vitigni Bellone e Bombino Bianco.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore paglierino più o meno intenso, odore vinoso, delicato, gradevole e sapore secco o asciutto (zuccheri riduttori indecomposti fino al 4 g/l), amabile o dolce.

  • Montecompatri Colonna Superiore (Vino Bianco Superiore)
  • Versioni: Secco /Amabile /Dolce
  • => 30% Vitigni Trebbiano Toscano, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde;
  • =< 70% Vitigno Malvasia Bianca di Candia e Malvasia Puntinata;
  • =< 15% Vitigni Bellone e Bombino Bianco.
  • => 12% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dal colore paglierino più o meno intenso, odore vinoso, delicato, gradevole e sapore secco o asciutto (zuccheri riduttori indecomposti fino al 4 g/l), amabile o dolce.

  • Montecompatri Colonna Frizzante (Vino Bianco Frizzante)
  • Versioni: Secco /Amabile /Dolce
  • => 30% Vitigni Trebbiano Toscano, Trebbiano Giallo e Trebbiano Verde;
  • =< 70% Vitigno Malvasia Bianca di Candia e Malvasia Puntinata;
  • =< 15% Vitigni Bellone e Bombino Bianco.
  • => 11% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco dalla spuma vivace ed evanescente, colore paglierino più o meno intenso, odore vinoso, delicato, gradevole e sapore secco o asciutto (zuccheri riduttori indecomposti fino al 4 g/l), amabile o dolce.

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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Montecompatri Colonna

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Montecompatri Colonna si estende sulle pendici settentrionali dei Colli Albani, in un territorio pedo-collinare adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Montecompatri Colonna è localizzata in:

  • provincia di Roma e comprende il territorio del comune di Colonna e, in parte, il territorio dei comuni di Montecompatri, Zagarolo e Roccapriora.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Montecompatri Colonna

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOC Montecompatri Colonna prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell’uva in vino DOC Montecompatri Colonna non dovrà essere superiore al 70%; oltre detti limiti decade il diritto alla DOC per tutto il prodotto.
  • Il vino DOC Montecompatri Colonna Frizzante potrà essere immesso al consumo soltanto nelle tipologie "Amabile" e "Dolce".
  • Sulle etichette di ciascuna tipologia di Vino DOC Montecompatri Colonna è obbligatorio riportare l'annata di produzione delle uve, nonchè le locuzioni Secco o Asciutto o Amabile o Dolce per designare le relative tipologie.

4. Produttori di Vino DOC Montecompatri Colonna

Con l’utilizzo della DOC Montecompatri Colonna i Produttori Vinicoli Laziali sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Montecompatri Colonna

Antipasti di pesce, primi piatti con sughi a base di pesce, carciofi alla romana e alla giudia, frittate contadine, fritture e grigliate di pesce azzurro, cozze alla marinara e ripiene.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Montecompatri Colonna

La millenaria storia vitivinicola riferita alla terra “Albana”, dall’epoca romana, al medioevo, fino ai giorni nostri, attestata da numerosi documenti, è la generale e fondamentale prova della stretta connessione ed interazione esistente tra i fattori umani e la qualità e le peculiari caratteristiche del “Montecompatri-Colonna”, o “Montecompatri”, o “Colonna”. Ovvero è la testimonianza di come l’intervento dell’uomo nel particolare territorio abbia, nel corso dei secoli, tramandato le tradizionali tecniche di coltivazione della vite ed enologiche, le quali nell’epoca moderna e contemporanea sono state migliorate ed affinate, grazie all’indiscusso progresso scientifico e tecnologico, fino ad ottenere i rinomati vini “Montecompatri-Colonna”, o “Montecompatri”, o “Colonna”.

In particolare la presenza della viticoltura nella zona del “Montecompatri-Colonna” è attestata fin dall’epoca romana, in molti reperti dei georgici latini. Nel medioevo i contratti agrari ed i documenti di varia natura, conservati presso gli archivi monastici, confermano la diffusione di tale coltura.

Con la caduta dell'impero romano e la fine delle invasioni barbariche, la viticoltura in queste terre, nonostante i danni subiti, non perde la sua continuità con il passato e mantiene sempre un ruolo importante; come testimoniano i numerosi atti notarili, inerenti i terreni vitati, custoditi negli archivi monastici. Nei secoli successivi la viticoltura ha rappresentato la coltura principale dell’area, tanto che nelle Memorie Colonnesi (1855), il Coppi riporta che nel 1297 il Papa Bonifazio VIII nel sottomettere i Colonnesi assoldò delle truppe che dovevano agire “distruggendo anche e devastando le vigne, gli alberi e tutte le altre cose”.

In La Gerarchia cardinalizia (1703), il Carlo Bartolomeo Piazza riporta per Rocca Priora “il territorio.. e nella copia di vini” e per Monte dei Compiti (Montecompatri) “..territorio abbondante di frutti, e copioso di vini”. Anche il Marocco, in Monumenti dello Stato pontificio e relazione topografica di ogni paese (1835), riporta per Montecompatri “Il territorio è abbondante di vini, ne manca degli altri generi alla vita necessari, oltre il terreno di natura ferace ve anche zelo negli abitanti che lo coltivano”, e per Rocca Priora “abbonda di vino”.

La storia recente, a causa della chiusura della Cantina Sociale, è caratterizzata da una situazione di stasi della Denominazione che, nonostante l’impegno delle aziende, non riesce ancora ha riconquistare appieno la notorietà passata.

Il Vino DOC Montecompatri Colonna ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 29 maggio 1973.

Oltre 300 buyers, tra Importatori, Grossisti e Distributori in 70 paesi del mondo, sono le collaborazioni attive di Assovini.it

Assovini

Assovini.it è il sito del Vino e delle Cantine ideato nel 1986 e realizzato da un team di Sommelier con la collaborazione di Enologi e Produttori per diffondere i migliori Vini italiani nel mondo.

  • Referente: Salvo Spedale - Sommelier AIS
  • Telefono: +39 389-2856685
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