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1° Esempio di Abbinamento: VINO Italiano con PIATTO Italiano

 

❖ Vino Scelto: Casale San Marco

❖ Tipologia: Vino Rosso /Cesanese del Piglio DOCG

❖ Produttore: Antiche Cantine Mario Terenzi - Serrone /Frosinone

❖ Piatto Gourmet del Lazio: Abbacchio alla Romana

 

Descrizione del Vino:

Il "Casale San Marco" è un Vino DOCG Cesanese del Piglio, prodotto con uve Cesanese di Affile in purezza. L’aspetto visivo denota un colore rosso rubino intenso con riflessi violacei. Al naso si apre con profumi complessi di frutti rossi maturi di more e ciliegie, arricchiti da note speziate, cuoio e una leggera traccia di cioccolato. Al palato rivela una struttura media, con tannini morbidi e ben arrotondati, un'acidità equilibrata e un finale persistente che riporta aromi di frutta e un leggero tocco balsamico.

 

Descrizione del Piatto:

L'abbacchio alla Romana è un piatto classico del Lazio, preparato con carne di agnello cotta con erbe aromatiche, aglio e vino bianco. La carne, tenera e succosa, è arricchita dai sapori intensi delle erbe e dall'aglio, offrendo un gusto ricco e profondo.

 

Motivazione dell'Abbinamento:

L’ abbinamento tra il "Casale San Marco" e l'abbacchio alla Romana è caratterizzato dalla buona complementarità tra il vino e il piatto. Il corpo medio e i tannini morbidi del Cesanese si armonizzano splendidamente con la tenerezza dell'abbacchio, mentre l'acidità del vino bilancia la ricchezza del piatto. Le note speziate e fruttate del vino rispecchiano e amplificano i sapori delle erbe e dell'aglio usati nella cottura dell'agnello, creando un'esperienza gustativa coesa e intensamente soddisfacente. Questo abbinamento oltre ad esaltare il sapore del piatto, celebra la tipica tradizione culinaria laziale, mostrando come il vino del territorio locale possa elevare un piatto tradizionale a un livello gastronomico superiore.


 

 

2° Esempio di Abbinamento: VINO Italiano con PIATTO Straniero 

 

❖ Vino: Le Cerrate

❖ Tipologia: Vino Rosso /Primitivo di Manduria DOC

❖ Vitigno: Primitivo

❖ Produttore: Cantina Li Veli - Cellino San Marco /Brindisi

❖ Piatto Tedesco: Bratwurst mit Sauerkraut (Salsiccia con crauti)*

  • Il Bratwurst è una salsiccia di maiale molto popolare in Germania, spesso servita con crauti, un contorno di cavolo fermentato dal sapore acidulo. Questo piatto è semplice ma saporito, e viene comunemente consumato in occasione di feste e mercati all'aperto.

 

Caratteristiche del Vino:

Il Vino Le Cerrate Primitivo di Manduria DOC presenta un colore rosso rubino intenso con riflessi violacei. Al naso, si apre con un bouquet complesso di frutti rossi maturi di ciliegie e prugne, arricchito da note speziate di pepe nero, cannella e vaniglia, e un tocco di cioccolato. In bocca il vino è corposo e pieno, ha tannini morbidi e ben integrati, un'acidità equilibrata e un finale lungo e persistente che riporta aromi di frutta matura e spezie dolci.

 

Descrizione del Piatto:

Il Bratwurst mit Sauerkraut è un piatto tradizionale tedesco composto da salsiccia di maiale, servita con crauti, che sono cavoli fermentati dal sapore acidulo. La salsiccia è saporita e succulenta, mentre i crauti aggiungono una nota rinfrescante e pungente. Questo piatto è molto popolare in Germania, specialmente durante le feste e i mercati all'aperto.

 

Motivazione dell'Abbinamento:

L’abbinamento tra il Vino Le Cerrate Primitivo di Manduria e il Bratwurst mit Sauerkraut è un incontro di sapori intensi e complementari. La struttura robusta e il corpo pieno del Primitivo di Manduria si armonizzano perfettamente con la ricchezza della salsiccia, bilanciando la sua sapidità e la sua grassezza. I tannini morbidi del vino aggiungono una piacevole sensazione al palato, contrastando la croccantezza della salsiccia.

L'equilibrata acidità del Primitivo di Manduria è fondamentale per bilanciare la nota acidula dei crauti. Questa freschezza aiuta a pulire il palato, rendendo l'abbinamento armonioso e piacevole. Le note speziate e fruttate del vino, con sentori di pepe nero, cannella e frutti rossi maturi, si sposano perfettamente con i sapori speziati e leggermente affumicati del Bratwurst, creando un connubio di aromi che arricchisce l'esperienza gustativa.

Inoltre, il tocco di vaniglia e cioccolato del vino aggiunge una dimensione di dolcezza e complessità, che si integra bene con la succulenza della salsiccia e la freschezza dei crauti. Questo abbinamento non solo esalta i sapori individuali del vino e del piatto, ma crea anche una sinergia che valorizza al massimo le caratteristiche di entrambi.

Questo connubio tra il Le Cerrate Primitivo di Manduria e il Bratwurst mit Sauerkraut dimostra come un vino italiano possa elevare un piatto tradizionale tedesco, offrendo un'esperienza culinaria unica che unisce due culture enogastronomiche.


 

 

TRADUZIONE DEL 2° ESEMPIO IN LIGUA TEDESCA

 

Paarung des Weins Le Cerrate Primitivo di Manduria DOC mit dem deutschen Gericht Bratwurst mit Sauerkraut

  • Wein: Le Cerrate
  • Typologie: Rotwein DOC Primitivo di Manduria
  • Rebsorte: Primitivo
  • Produzent: Cantina Li Veli, Cellino San Marco, Brindisi
  • Deutsches Gericht: Bratwurst mit Sauerkraut

 

Eigenschaften des Weins:

Der wein Le Cerrate Primitivo di Manduria DOC zeigt eine intensive rubinrote Farbe mit violetten Reflexen. In der Nase öffnet sich ein komplexes Bouquet von reifen roten Früchten wie Kirschen und Pflaumen, angereichert mit würzigen Noten von schwarzem Pfeffer, Zimt und Vanille sowie einem Hauch von Schokolade. Am Gaumen ist der Wein vollmundig und kräftig, mit weichen und gut integrierten Tanninen, einer ausgewogenen Säure und einem langen, anhaltenden Abgang, der Aromen von reifen Früchten und süßen Gewürzen zurückbringt.

 

Beschreibung des Gerichts:

Bratwurst mit Sauerkraut ist ein traditionelles deutsches Gericht, das aus Schweinswurst und Sauerkraut besteht, fermentierten Kohl mit einem säuerlichen Geschmack. Die Wurst ist würzig und saftig, während das Sauerkraut eine erfrischende und pikante Note hinzufügt. Dieses Gericht ist in Deutschland sehr beliebt, insbesondere auf Festen und Wochenmärkten.

 

Begründung der Paarung:

Die Paarung zwischen dem Le Cerrate Primitivo di Manduria und der Bratwurst mit Sauerkraut ist eine Begegnung intensiver und komplementärer Aromen. Die robuste Struktur und der vollmundige Körper des Primitivo di Manduria harmonieren perfekt mit dem Reichtum der Wurst und balancieren deren Würze und Fettigkeit aus. Die weichen Tannine des Weins verleihen dem Gaumen ein angenehmes Gefühl und kontrastieren mit der Knusprigkeit der Wurst.

Die ausgewogene Säure des Primitivo di Manduria ist entscheidend, um die säuerliche Note des Sauerkrauts auszugleichen. Diese Frische hilft, den Gaumen zu reinigen und macht die Paarung harmonisch und angenehm. Die würzigen und fruchtigen Noten des Weins, mit Anklängen von schwarzem Pfeffer, Zimt und reifen roten Früchten, passen perfekt zu den würzigen und leicht rauchigen Aromen der Bratwurst und schaffen eine Aromensymbiose, die das Geschmackserlebnis bereichert.

Darüber hinaus fügt der Hauch von Vanille und Schokolade im Wein eine Dimension von Süße und Komplexität hinzu, die sich gut mit der Saftigkeit der Wurst und der Frische des Sauerkrauts verbindet. Diese Paarung hebt nicht nur die individuellen Aromen von Wein und Gericht hervor, sondern schafft auch eine Synergie, die die Eigenschaften beider Elemente maximal zur Geltung bringt.

 

 

AMBER WINE FESTIVAL

AMBER WINE FESTIVAL - TRIESTE 25 Maggio 2024

 

Oltre 40 produttori provenienti da 4 paesi ed un solo vino: l’Amber.

Nel crocevia che va dal Carso al Collio e dall'Istria fino all'Austria si trovano i migliori produttori al mondo di questa tipologia di vini. Trieste al suo centro ne ospita l’eccellenza.

Abbinate ai vini e selezionate con cura anche le specialità culinarie proposte, come espressione della ricchezza enogastronomica del territorio, reinterpretate per l’occasione da affermati chef.

Questo e tanto altro vi aspetta il 25 maggio nella splendida Location del Castello di San Giusto. Uno scenario affascinante per un’esperienza enogastronomica assolutamente da non perdere.

Condizioni riservate alle associazioni di categoria e ai sommelier: - ingresso scontato 5 euro (45 €)

L’ingresso al Festival include:

• degustazione di tutti i vini in esposizione

• calice marchiato e busta porta bicchiere

• elenco dei produttori ed dei vini presentati

• degustazione di prodotti food

Oltre al privilegio di conoscere i migliori produttori e poter ordinare l’acquisto dei loro vini. All’Amber Wine Festival partecipano esclusivamente i produttori che rispettano rigorosamente la produzione naturale e i valori di eco sostenibilità e preservazione dell’ambiente.

Un impegno che inizia dalla preparazione dei terreni e il lavoro nel vigneto che attraverso l’attento e scrupoloso affinamento in cantina da vita a eccellenti vini naturali di grande consistenza e dal carattere unico e inconfondibile.

amberwinefestival.com

 

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 22.09.2011, G.U. 235 del 8.10.2011
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche riportate in G.U. 80 del 05.04.2022

Vino Romagna D.O.C. Sangiovese Sottozona Verucchio

La denominazione di origine controllata «Romagna» Sottozona Verucchio è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:

  1. Verucchio
  2. Verucchio Riserva

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Verucchio 

 

  • Romagna Sangiovese Sottozona Verucchio (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Sangiovese
  • =< 5% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal Colore rosso rubino tendente al granato, Odore vinoso, intenso, caratteristico; Sapore secco, pieno, armonico, leggermente tannico.

  • Romagna Sangiovese Riserva Sottozona Verucchio (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Sangiovese
  • =< 5% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal Colore rosso rubino tendente al granato, Odore vinoso, intenso, caratteristico e Sapore secco, pieno, armonico, leggermente tannico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Verucchio

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Romagna si estende sulle colline romagnole delle province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, in porzioni di di territorio collinare adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Romagna Sottozona Verucchio è localizzata in: 

  • provincia di Rimini. Comprende il territorio dei Comuni di Verucchio, Santarcangelo, Poggio Torriana, Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'Agata Feltria, Talamello e parte del comune di Rimini.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Verucchio

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.


4. Produttori di Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Verucchio

Con l’utilizzo della DOC Romagna i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Verucchio

Piatti a base di carni rosse, salumi, tortellini, tagliatelle al ragù, parmigiano e grana stagionati e formaggio di fossa.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona Verucchio

La storia e la letteratura classica ci parlano spesso di una Romagna particolarmente produttiva, senza negare, però, produzioni di eccellenza: i vini di Cesena in epoca Romana e anche successiva, l’Albana di Bertinoro, come pure la “rosseggiante” Cagnina senza dimenticare il Pagadebito gentile.

Terrano. La dominazione bizantina potrebbe essere stata il momento in cui il Refosco d’Istria o Terrano d’Istria si è diffuso in Romagna. Sta di fatto che, in tempi storici, ha dato origine ad un vino molto apprezzato chiamato “Cagnina”, riconosciuto a DOC con DPR 17-03-1988 (Cagnina di Romagna). Riferisce Giovanni Manzoni che la Cagnina è un’uva probabilmente originaria della Jugoslavia, “tenuta in gran pregio sebbene anticamente fosse piccola di grappolo e di acini radi. Coltivata in Romagna già nel 1200 in alcune piane del Cesenate, del Forlivese e del Ravennate, fu poi limitata solamente a qualche modesto vigneto, come lo è ancora oggi, per la sua scarsa resa”. Diversi gli scritti e i componimenti poetici tra Ottocento e Novecento che attestano la diffusione e l’apprezzamento della Cagnina in Romagna.

Bombino bianco. Localmente detto Pagadebito gentile, da cui il nome del vino. L’origine del vitigno non è nota, ma si tratta di varietà diffusa lungo tutta la fascia adriatica della Penisola con nomi diversi nelle varie regioni, ma che richiamano spesso la sua capacità produttiva. Secondo Hohnerlein-Buchinger l’etimo sarebbe da “produce tanto da pagare i debiti”, in realtà la produttività, specie in collina, non è elevatissima ma costante negli anni; infatti si tratta di varietà rustica e con sottogemme fertili, tanto che se una gelata tardiva può compromettere gravemente la produzione della maggior parte degli altri vitigni, con il Pagadebito è comunque garantita una buona produzione. Nell’area di Bertinoro un tempo si facevano vigneti misti di Albana gentile e Pagadebiti proprio per compensare una eventuale carenza produttiva del primo vitigno. La prima citazione scritta di un “Pagadebito bianco” tra le viti “de’ contorni di Rimino” è dell’Acerbi e risale al 1825. Nell’ambito della mostra ampelografica tenutasi a Forlì nel 1876 si ebbe la possibilità di confrontare tra loro grappoli di Pagadebito provenienti da diversi areali e si convenne che “Il Pagadebito gentile di Forlì, di Bertinoro e di Predappio si differenzia dal Pagadebito verdone per gli acini più sferici, meno grossi, meno verdi e più dolci”. Storicamente è stata riconosciuta una particolare e pregevole tradizione di coltivazione del Pagadebito nell’areale di Bertinoro, messa in evidenza anche nel Disciplinare della DOC “Pagadebit di Romagna” accolto con DPR 17-03-1988.

Sangiovese. La zona di diffusione principale del Sangiovese si colloca tra Romagna e Toscana ed è in questi due territori che da tempi storici si sono venuti a delineare vari biotipi, ma soprattutto vini differenti, frutto dell’interazione specifica e peculiare di territori diversi con questo vitigno. Nello studio della storia di un vino si fa spesso riferimento ai miti e alle religioni dei popoli, ma non bisogna trascurare un altro elemento fondamentale, la “tipicità”, poiché essa passa attraverso il territorio, la metodologia di produzione e il contesto temporale e sociale. Per quanto riguarda il Sangiovese la prima attestazione scritta della sua coltivazione in territorio Toscano risale alla fine del 1500 (Soderini), ma Cosimo Villifranchi nella seconda metà del Settecento parla di un “San Gioveto romano” coltivato in particolare nel Faentino. Tra Settecento e Ottocento sono poi numerosi i poemi e ditirambi che lodano questo vino. Nel 1839, il conte Gallesio giunse a Forlì, da Firenze, percorrendo la strada aperta dal granduca Pietro Leopoldo lungo il corso del fiume Montone ed ebbe modo di descrivere i vigneti incontrati nel percorso: “le vigne … sono tutte a ceppi bassi attaccati ad un picciolo palo come in Francia, le uve che vi si coltivano sono per la maggior parte il Sangiovese di Romagna”. Nei vecchi testi, quindi, viene spesso identificato un Sangiovese coltivato in Romagna con caratteristiche sue proprie che lo fanno distinguere da quelli coltivati in altre aree, ma soprattutto va rimarcato come fosse diverso l’approccio enologico al vitigno rispetto alla Toscana: in Romagna si vinificava in purezza, mentre in Toscana si trattava più spesso di uvaggi (come il ben noto Chianti) o di tagli con altri vitigni. Questa caratteristica è stata contemplata nel Disciplinare “Romagna” Sangiovese: l’uso della menzione geografica aggiuntiva per i vini di Sangiovese è subordinata all’utilizzo di almeno il 95% di uve del vitigno. La DOC “Sangiovese di Romagna”, confluita nella DOC “Romagna”, fu istituita con DPR 09-07-1967.

Trebbiano romagnolo. I “Trebbiani” sono una famiglia di vitigni molto antichi che hanno trovato alcune zone di elezione che gli hanno tributato la seconda parte del nome: Trebbiano romagnolo, piuttosto che toscano, modenese, abruzzese, per citarne alcuni. Nel Trecento il Trebbiano veniva annoverato tra i vini “di lusso” del medioevo, mentre in tempi più recenti appare un’immagine più differenziata del Trebbiano, che viene considerato anche un vino di carattere semplice. Lo citano il Soderini nel Cinquecento, il Trinci Settecento e tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento diversi autori cercano di mettere ordine tra le diverse tipologie e sinonimie. In Romagna si coltivava in prevalenza il Trebbiano della fiamma, così detto perché i grappoli esposti al sole prendono una colorazione giallo-rossastra. Nel Molon (1906) si legge che il vitigno era coltivato soprattutto nelle province di Forlì e Ravenna, meno nel Cesenate, dove prevaleva l’Albana e si riporta quanto affermato da Pasqualini e Pasqui in merito all’apprezzamento del Trebbiano nei filari di pianura, nonostante l’elevata umidità. La sua vasta diffusione è dovuta alla capacità di adattarsi alle più diverse tipologie di terreno e condizioni climatiche, alla costante produttività ed alle caratteristiche del vino: gradevole, corretto e facilmente commerciabile. Con il DPR 31-08-1973 viene istituita la DOC “Trebbiano di Romagna”, che ricomprende un’area di coltivazione che si estende dalla collina verso quelle aree di pianura dove i terreni sono più argillosi o argilloso-sabbiosi. Vini amabili, frizzanti e spumanti. La presenza in Romagna di vitigni tipicamente a maturazione medio-tardiva o tardiva (Trebbiano, Pagadebiti) faceva sì che il sopraggiungere del freddo invernale bloccasse la fermentazione lasciando nei vini residui zuccherini più o meno importanti. Da qui l’uso di bere vini dolci o amabili nel periodo autunno-invernale e vini frizzanti e spumanti nell’estate successiva la vendemmia. Infatti i vini con residuo zuccherino, una volta messi in bottiglia, riprendevano a fermentare con l’arrivo dei primi caldi, originando una frizzantatura naturale. Vi era quindi una tradizione, se si vuole involontaria, di spumanti e frizzanti, che con l’accrescersi delle conoscenze enologiche è stata perfezionata: l’uso del freddo in cantina consente di preservare profumi e aromi e l’uso di lieviti selezionati consente di ottimizzare le fermentazioni.

Il Vino DOC Romagna ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 22 settembre 2011.

  • Vino a Denominazione di Origine Controllata - Approvato con D.M. 22.09.2011, G.U. 235 del 8.10.2011
  • Denominazione aggiornata con le ultime modifiche riportate in G.U. 80 del 05.04.2022

Vino Romagna D.O.C. Sangiovese Sottozona San Clemente

La denominazione di origine controllata «Romagna» Sottozona San Clemente è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:

  1. San Clemente
  2. San Clemente Riserva

1. Tipologie e Uve del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona San Clemente

 

  • Romagna Sangiovese Sottozona San Clemente (Vino Rosso)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Sangiovese
  • =< 5% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 12,5% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso dal Colore rosso rubino tendente al granato, Odore vinoso, intenso, caratteristico; Sapore secco, pieno, armonico, leggermente tannico.

  • Romagna Sangiovese Riserva Sottozona San Clemente (Vino Rosso Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 95% Vitigno Sangiovese
  • =< 5% Vitigni a bacca nera idonei alla coltivazione nella regione Emilia Romagna
  • => 13% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Rosso Invecchiato dal Colore rosso rubino tendente al granato, Odore vinoso, intenso, caratteristico e Sapore secco, pieno, armonico, leggermente tannico.

__________

(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da-a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona San Clemente

L'area geografica vocata alla produzione del Vino DOC Romagna si estende sulle colline romagnole delle province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, in porzioni di di territorio collinare adeguatamente ventilato, luminoso e favorevole all'espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.

La Zona di Produzione del Vino DOC Romagna Sottozona San Clemente è localizzata in: 

  • provincia di Rimini. Comprende il territorio dei Comuni di San Clemente, Montescudo-Montecolombo, Misano Adriatico, San Giovanni in Marignano, Montefiore, Gemmano, Morciano, Saludecio, Mondaino e Montegridolfo.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona San Clemente

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.


4. Produttori di Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona San Clemente 

Con l’utilizzo della DOC Romagna i Produttori Vinicoli Emiliano-Romagnoli sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche, le caratteristiche e le peculiarità che lo identificano in un territorio ben definito, soprattutto durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona San Clemente 

Piatti a base di carni rosse, salumi, tortellini, tagliatelle al ragù, parmigiano e grana stagionati e formaggio di fossa.


6. Storia e Letteratura del Vino DOC Romagna - Sangiovese Sottozona San Clemente 

La storia e la letteratura classica ci parlano spesso di una Romagna particolarmente produttiva, senza negare, però, produzioni di eccellenza: i vini di Cesena in epoca Romana e anche successiva, l’Albana di Bertinoro, come pure la “rosseggiante” Cagnina senza dimenticare il Pagadebito gentile.

Terrano. La dominazione bizantina potrebbe essere stata il momento in cui il Refosco d’Istria o Terrano d’Istria si è diffuso in Romagna. Sta di fatto che, in tempi storici, ha dato origine ad un vino molto apprezzato chiamato “Cagnina”, riconosciuto a DOC con DPR 17-03-1988 (Cagnina di Romagna). Riferisce Giovanni Manzoni che la Cagnina è un’uva probabilmente originaria della Jugoslavia, “tenuta in gran pregio sebbene anticamente fosse piccola di grappolo e di acini radi. Coltivata in Romagna già nel 1200 in alcune piane del Cesenate, del Forlivese e del Ravennate, fu poi limitata solamente a qualche modesto vigneto, come lo è ancora oggi, per la sua scarsa resa”. Diversi gli scritti e i componimenti poetici tra Ottocento e Novecento che attestano la diffusione e l’apprezzamento della Cagnina in Romagna.

Bombino bianco. Localmente detto Pagadebito gentile, da cui il nome del vino. L’origine del vitigno non è nota, ma si tratta di varietà diffusa lungo tutta la fascia adriatica della Penisola con nomi diversi nelle varie regioni, ma che richiamano spesso la sua capacità produttiva. Secondo Hohnerlein-Buchinger l’etimo sarebbe da “produce tanto da pagare i debiti”, in realtà la produttività, specie in collina, non è elevatissima ma costante negli anni; infatti si tratta di varietà rustica e con sottogemme fertili, tanto che se una gelata tardiva può compromettere gravemente la produzione della maggior parte degli altri vitigni, con il Pagadebito è comunque garantita una buona produzione. Nell’area di Bertinoro un tempo si facevano vigneti misti di Albana gentile e Pagadebiti proprio per compensare una eventuale carenza produttiva del primo vitigno. La prima citazione scritta di un “Pagadebito bianco” tra le viti “de’ contorni di Rimino” è dell’Acerbi e risale al 1825. Nell’ambito della mostra ampelografica tenutasi a Forlì nel 1876 si ebbe la possibilità di confrontare tra loro grappoli di Pagadebito provenienti da diversi areali e si convenne che “Il Pagadebito gentile di Forlì, di Bertinoro e di Predappio si differenzia dal Pagadebito verdone per gli acini più sferici, meno grossi, meno verdi e più dolci”. Storicamente è stata riconosciuta una particolare e pregevole tradizione di coltivazione del Pagadebito nell’areale di Bertinoro, messa in evidenza anche nel Disciplinare della DOC “Pagadebit di Romagna” accolto con DPR 17-03-1988.

Sangiovese. La zona di diffusione principale del Sangiovese si colloca tra Romagna e Toscana ed è in questi due territori che da tempi storici si sono venuti a delineare vari biotipi, ma soprattutto vini differenti, frutto dell’interazione specifica e peculiare di territori diversi con questo vitigno. Nello studio della storia di un vino si fa spesso riferimento ai miti e alle religioni dei popoli, ma non bisogna trascurare un altro elemento fondamentale, la “tipicità”, poiché essa passa attraverso il territorio, la metodologia di produzione e il contesto temporale e sociale. Per quanto riguarda il Sangiovese la prima attestazione scritta della sua coltivazione in territorio Toscano risale alla fine del 1500 (Soderini), ma Cosimo Villifranchi nella seconda metà del Settecento parla di un “San Gioveto romano” coltivato in particolare nel Faentino. Tra Settecento e Ottocento sono poi numerosi i poemi e ditirambi che lodano questo vino. Nel 1839, il conte Gallesio giunse a Forlì, da Firenze, percorrendo la strada aperta dal granduca Pietro Leopoldo lungo il corso del fiume Montone ed ebbe modo di descrivere i vigneti incontrati nel percorso: “le vigne … sono tutte a ceppi bassi attaccati ad un picciolo palo come in Francia, le uve che vi si coltivano sono per la maggior parte il Sangiovese di Romagna”. Nei vecchi testi, quindi, viene spesso identificato un Sangiovese coltivato in Romagna con caratteristiche sue proprie che lo fanno distinguere da quelli coltivati in altre aree, ma soprattutto va rimarcato come fosse diverso l’approccio enologico al vitigno rispetto alla Toscana: in Romagna si vinificava in purezza, mentre in Toscana si trattava più spesso di uvaggi (come il ben noto Chianti) o di tagli con altri vitigni. Questa caratteristica è stata contemplata nel Disciplinare “Romagna” Sangiovese: l’uso della menzione geografica aggiuntiva per i vini di Sangiovese è subordinata all’utilizzo di almeno il 95% di uve del vitigno. La DOC “Sangiovese di Romagna”, confluita nella DOC “Romagna”, fu istituita con DPR 09-07-1967.

Trebbiano romagnolo. I “Trebbiani” sono una famiglia di vitigni molto antichi che hanno trovato alcune zone di elezione che gli hanno tributato la seconda parte del nome: Trebbiano romagnolo, piuttosto che toscano, modenese, abruzzese, per citarne alcuni. Nel Trecento il Trebbiano veniva annoverato tra i vini “di lusso” del medioevo, mentre in tempi più recenti appare un’immagine più differenziata del Trebbiano, che viene considerato anche un vino di carattere semplice. Lo citano il Soderini nel Cinquecento, il Trinci Settecento e tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento diversi autori cercano di mettere ordine tra le diverse tipologie e sinonimie. In Romagna si coltivava in prevalenza il Trebbiano della fiamma, così detto perché i grappoli esposti al sole prendono una colorazione giallo-rossastra. Nel Molon (1906) si legge che il vitigno era coltivato soprattutto nelle province di Forlì e Ravenna, meno nel Cesenate, dove prevaleva l’Albana e si riporta quanto affermato da Pasqualini e Pasqui in merito all’apprezzamento del Trebbiano nei filari di pianura, nonostante l’elevata umidità. La sua vasta diffusione è dovuta alla capacità di adattarsi alle più diverse tipologie di terreno e condizioni climatiche, alla costante produttività ed alle caratteristiche del vino: gradevole, corretto e facilmente commerciabile. Con il DPR 31-08-1973 viene istituita la DOC “Trebbiano di Romagna”, che ricomprende un’area di coltivazione che si estende dalla collina verso quelle aree di pianura dove i terreni sono più argillosi o argilloso-sabbiosi. Vini amabili, frizzanti e spumanti. La presenza in Romagna di vitigni tipicamente a maturazione medio-tardiva o tardiva (Trebbiano, Pagadebiti) faceva sì che il sopraggiungere del freddo invernale bloccasse la fermentazione lasciando nei vini residui zuccherini più o meno importanti. Da qui l’uso di bere vini dolci o amabili nel periodo autunno-invernale e vini frizzanti e spumanti nell’estate successiva la vendemmia. Infatti i vini con residuo zuccherino, una volta messi in bottiglia, riprendevano a fermentare con l’arrivo dei primi caldi, originando una frizzantatura naturale. Vi era quindi una tradizione, se si vuole involontaria, di spumanti e frizzanti, che con l’accrescersi delle conoscenze enologiche è stata perfezionata: l’uso del freddo in cantina consente di preservare profumi e aromi e l’uso di lieviti selezionati consente di ottimizzare le fermentazioni.

Il Vino DOC Romagna ha ottenuto il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata in data 22 settembre 2011.

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