CASTELLI DI JESI DOCG

CASTELLI DI JESI DOCG

Vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita - Approvata come tipologia della DOC “Verdicchio dei Castelli di Jesi” con D.M. 12.09.1995, G.U. 231 del 03.10.1995 - Approvato DOCG con D.M. 18.02.2010, G.U. 50 del 02.03.2010

Denominazione aggiornata con le ultime modifiche riportate in GU n. 70 del 23.03.2024 


--- Confine regionale    --- Confine provinciale  ♦ Zona di produzione

 


Vino Castelli di Jesi D.O.C.G.

La denominazione di origine controllata e garantita «Castelli di Jesi» è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel disciplinare di produzione, per le seguenti tipologie:

  1. Riserva o Riserva Verdicchio
  2. Classico Riserva o Classico Riserva Verdicchio   

1. Tipologie e Uve del Vino DOCG Castelli di Jesi Verdicchio Riserva

 

  • Castelli di Jesi Riserva o Riserva Verdicchio (Vino Bianco Invecchiato)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Verdicchio
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Invecchiato, dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato, caratteristico e sapore asciutto, armonico con retrogusto gradevolmente amarognolo.

  • Castelli di Jesi Classico Riserva o Classico Riserva Verdicchio (Vino Bianco Invecchiato Classico)
  • Versioni: Secco
  • => 85% Vitigno Verdicchio
  • =< 15% Vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Marche.
  • => 12,50% Vol. Titolo alcolometrico
  • Vino Bianco Invecchiato Classico, dal colore giallo paglierino più o meno intenso, odore delicato, caratteristico e sapore asciutto, armonico con retrogusto gradevolmente amarognolo.

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(Legenda simboli: > maggiore di; < minore di; >< da a; = uguale a; => uguale o maggiore di; =< uguale o minore di).


2. Territorio e Zona di produzione del Vino DOCG Castelli di Jesi

La zona geografica delimitata per la produzione del Verdicchio DOCG è individuata in parte del bacino geografico del fiume Esino, in taluni territori della Provincia di Ancona e di Macerata, storicamente Castelli perché gravitanti nella politica e nell’economia di Jesi che nel 1194 ha dato i natali a Federico II di Svevia. L’area dista circa Km 20 dal mare e si sviluppa nelle colline poste attorno alla valle Esina.

La Zona di Produzione del Vino DOCG Castelli di Jesi è localizzata in:

  • provincia di Ancona e comprende il territorio dei comuni di Arcevia, Barbara, Belvedere Ostrense, Castelbellino, Castelplanio, Corinaldo, Cupramontana, Maiolati Spontini, Mergo, Montecarotto, Monte Roberto, Morro d'Alba, Ostra, Poggio San Marcello, Rosora, San Marcello, San Paolo di Jesi, Senigallia, Serra de' Conti, Serra San Quirico e Staffolo.
  • provincia di Macerata e comprende il territorio dei comuni di Apiro, Cingoli e Poggio San Vicino.

3. Vinificazione e Affinamento del Vino DOCG Castelli di Jesi

Nelle fasi di vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche leali e costanti della zona atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche di qualità.

Le pratiche enologiche di vinificazione del Vino DOCG Castelli di Jesi prevedono, tra l'altro, che:

  • La resa massima dell'uva in vino finito, pronto per il consumo, non deve essere superiore al 70%. Qualora superi questo limite, ma non il 75%, l'eccedenza non ha diritto alla denominazione di origine controllata e garantita; oltre il 75% decade il diritto alla denominazione di origine controllata e garantita per tutto il prodotto.
  • Le pratiche di elaborazione dei vini prevedono un periodo di invecchiamento di almeno 18 mesi di cui almeno 6 in bottiglia.

4. Produttori di Vino DOCG Castelli di Jesi

Con l’utilizzo della DOCG Castelli di Jesi i Produttori Vinicoli Marchigiani sono orgogliosi di presentare al consumatore un Vino di Qualità che ha più cose da raccontare rispetto ad altri: da dove proviene, come viene lavorato, le origini storiche e le caratteristiche che lo identificano in un territorio ben definito che l'appassionato o l'estimatore potrà maggiormente percepire ed apprezzare durante la Visita alle Cantine che operano nell'ambito di questa denominazione.


5. Abbinamenti gastronomici con il Vino DOCG Castelli di Jesi

Antipasti, carni bianche più o meno elaborate, carni bollite, pietanze a base di funghi e tartufi, fritti di verdure, piatti di pesce, crostacei e molluschi.


6. Storia e Letteratura del Vino DOCG Castelli di Jesi

Il legame storico tra la vite e l’ambiente geografico nel territorio della Marca Anconetana inizia con l’arrivo dei monaci benedettini ed a seguire con quelli camaldolesi che reintroducono e diffondono la vite ormai da secoli tradizionale. Ai monaci, quindi, nelle Marche si devono il tramandarsi delle tecniche viticolo-enologiche, il miglioramento del prodotto e, soprattutto, la conservabilità. Con il diffondersi del contratto di mezzadria che crea l’appoderamento diffuso e la disponibilità di forza lavoro, il vino cessa di essere bevanda dei soli ceti agiati e diviene alimento delle classi rurali. Già ai primi del 1500 lo spagnolo Herrera, professore a Salamanca, descrive le più comuni varietà di viti e la tecnica di vinificazione in bianco.

Fra i nomi dei vitigni descritti figura il Verdicchio così spiegato “uva bianca che ha il granello picciolo e traluce più che niuna altra. Queste viti sono migliori in luoghi alti e non umidi, che piani e in luoghi grassi, e riposati, perciocché ha la scorsa molto sottile e tenera, di che avviene che si marcisce molto presto, et ha il sarmento così tenero che da per sé per la maggior parte cade tutto e bisogna che al tempo della vendemmia si raccoglia tutta per terra, e per questa cagione ricerca luogo asciutto e non ventoso, molto alto nei colli. Il vino di questo vitame è migliore di niuno altro bianco. Si conserva per lungo tempo, è molto chiaro, odorifero e soave. Ma l’uva di esso per mangiare non vale molto”. E ancora, un significativo legame storico conseguente all’Unità d’Italia del 1861, è l’iniziativa relativa alla istituzione della Commissione Ampelografica Provinciale, promossa dal Prefetto e presieduta dall’enologo De Blasis, che nel 1871 pubblica i “Primi studi sulle viti della Provincia di Ancona”. Sono passate in rassegna le diverse realtà climatiche, geomorfologiche dei territori e si descrivono i vitigni coltivati elencandone caratteri e sinonimie. Per l’area mandamentale di Jesi viene descritto il Verdicchio (o Verdeccio).

Questo è anche il periodo dei parassiti: oidio (1851), peronospora (1879), fillossera (1890). Il tempo trascorso per trovare le soluzioni spinse i viticoltori ad eliminare molte varietà clonali presenti nel territorio, privilegiando vitigni sconosciuti nella storia enologica regionale meno il Verdicchio che risultava il vino più commercializzato. Ne è conferma storica ulteriore quanto scrive nel 1905-6 lo studioso Arzelio Felini in Studi Marchigiani “è oltre un ventennio che i nostri viticoltori, nel tentare di risolvere il problema enologico marchigiano, hanno abbandonato la moltiplicazione delle caratteristiche varietà dei vitigni nostrani per introdurre del nord e del sud” .

È negli anni ’60 che l’aiuto CEE permette di rinnovare tutta la viticoltura regionale passando dalla coltura promiscua (filari) alla coltura specializzata (vigneto) con impianti a controspalliera per meglio svolgere le cure colturali e produrre uve di qualità. Nella classifica effettuata dal Di Rovasenda (1881), il Verdicchio è dichiarato il vitigno italico più pregiato tra i vitigni a bacca bianca delle Marche.

Il vino Verdicchio acquisisce notorietà commerciale all’inizio degli anni ’50 quando due produttori investirono nella costruzione in uno dei “castelli” di una cantina di trasformazione per lavorare le proprie uve e caratterizzarono il prodotto con una bottiglia tipica: l’anfora etrusca (designer Maiocchi). Allo sviluppo commerciale ha provveduto un altro industriale farmaceutico che ha acquisito la cantina cui ha fatto seguito la valorizzazione con la denominazione d’origine che ha consentito l’attuale sviluppo della DOC.

Il periodo mezzadrile prevedeva la ripartizione delle uve tra proprietario e mezzadro e, di conseguenza, la vinificazione separata nelle rispettive abitazioni. Tecniche diverse e capacità differenti non permettevano di ottenere un prodotto di qualità. Questo arriva con il sostegno comunitario agli investimenti sui vigneti, sugli impianti di vinificazione e sulle strutture commerciali le quali, forti della denominazione, riescono a raggiungere un notevole sviluppo nel mercato interno e in quello internazionale. Un cenno va fatto anche all’attività vivaistica, poiché nel territorio operavano molti piccoli vivaisti con propri allevamenti di piante madri che hanno consentito di soddisfare la domanda in barbatelle innestate così che il rinnovo della viticoltura degli anni ’60 non subisse scompensi ed inquinamenti varietali. Poi il vivaismo ha assunto forme e valori di dimensione nazionale per cui la domanda è stata soddisfatta in disponibilità e sicurezza varietale.

Additional Info

  • Regione: Marche
  • Tipologie: Vino Bianco
  • Versioni: Secco - (Vino privo di residuo zuccherino), Classico - (Vino prodotto nel territorio di origine più antico), Riserva - (Vino sottoposto ad invecchiamento)
  • Denominazione: D.O.C.G. (Denominazione di Origine Controllata e Garantita)
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